Per valutare se una verifica, o compito in classe, sia o meno "adatta" alla classe, le nonne devono tener conto non solo della accuratezza delle risposte, ma anche del tempo impiegato per rispondere con precisione, in altri termini della velocità di risposta.
Se si vuole che l'alunno risponda con la dovuta accuratezza la verifica non dovrebbe contenere un eccessivo numero di domande aperte. Se si vuole "sondare" se l'alunno ha "studiato bene", quattro o cinque domande aperte ("Parlami del sistema solare") sono più che sufficienti. Se si vuole conoscere invece "quanto ha studiato", oppure se "ha studiato tutto", sono maggiormente utili domande a risposta multipla, o "pseudo-multipla", magari riprendendo la modalità delle prove INVALSI, con una richiesta, che dovrebbe essere breve, e quattro possibili opzioni, di cui una sola corretta. In questo caso le quattro opzioni potrebbero essere: risposta palesemente errata; risposta quasi errata; risposta quasi corretta; risposta corretta. Ovviamente non necessariamente nell'ordine.
Si tratta, evidentemente, di opinioni personali, supportate solo da una vecchiaia incipiente.
L'articolo è tratto, e modificato, dalla newsletter Le Scienze. NR
comportamento neuroscienze
Fretta vs
accuratezza: come cambia l'attivazione cerebrale
Il cervello, e in particolare la corteccia prefrontale, cambia modalità di
attivazione quando passa da una situazione in cui occorre prendere una
decisione accurata e ponderata a una in cui è necessario decidere rapidamente.
È quanto emerso da uno studio sulle scimmie, i cui risultati contraddicono il
modello attuale, che prevede un'unica modalità di funzionamento del cervello,
in questo tipo di processo decisionale (red)
Quando si tratta di prendere decisioni con
rapidità, il cervello passa a una modalità di funzionamento diversa rispetto a
quella all'opera nel caso di decisioni ponderate e accurate. Lo
hanno dimostrato Richard Heitz e Jeffrey Schall, della Vanderbilt University, con una
ricerca pubblicata
su "Neuron", che
smentisce il modello di riferimento attuale
dell'attività del cervello in questo tipo di processo decisionale. Il
compromesso tra velocità e accuratezza è un problema essenziale per la capacità
di prendere decisioni, ed è stato studiato sia nel campo del comportamento sia
in termini di funzionamento cerebrale, fino all'elaborazione di un semplice
modello, secondo il quale il cervello usa, essenzialmente, la stessa modalità
per decidere in modo ponderato oppure in modo rapido. Secondo questo modello,
per ridurre il tempo dedicato a un processo decisionale semplicemente il
cervello riduce l'attività neuronale richiesta prima di prendere una decisione.
Questo implica che, nel caso di scelte istantanee, il cervello si basi su una
quantità di informazione minore rispetto a quella che entra in gioco nelle
scelte più ponderate e accurate. Come conseguenza, quindi, aumenta la
probabilità di commettere un errore. Tuttavia, prima dello studio di Heitz e
Schall, l'analisi del processo decisionale non era mai arrivata a livello
di singoli neuroni. Infatti, sebbene siano disponibili test con cui indurre in
soggetti il passaggio da una modalità di funzionamento all'altra, i metodi
di misurazione dell'attività cerebrale umana non hanno la velocità o la
risoluzione necessaria. Nel caso delle scimmie, invece, sono disponibili
adeguate tecniche di misurazione, ma non era noto un metodo con cui far
cambiare agli animali la velocità di una decisione. La svolta è arrivata con lo
sviluppo, da parte di Heitz e Schall, di un metodo con cui addestrare le
scimmie a passare da una decisione lenta e accurata a una rapida, scegliendo
uno degli oggetti di un gruppo visualizzati al computer. In una
condizione sperimentale, le scimmie hanno imparato che solo una decisione
ponderata sarebbe stata ricompensata. In un'altra, hanno imparato che la
decisione andava presa in fretta, anche commettendo qualche errore. In entrambi
i casi, i ricercatori hanno monitorato l'attività di singoli neuroni nella
corteccia prefrontale, l'area cerebrale deputata ai processi cognitivi di
ordine superiore. Dai dati è emerso che, in tutte e due le condizioni
sperimentali, inizialmente l'attività della corteccia prefrontale aumentava,
mentre la scimmia decideva come rispondere, ovvero subito dopo la
visualizzazione degli oggetti su uno schermo. Le differenze emergevano
successivamente: quando l'animale era sottoposto a uno “stress di
rapidità", l'attività neurale era amplificata; quando invece le condizioni
erano di “stress di accuratezza”, la stessa attività era soppressa. Tutto
questo ha permesso di concludere che “una stessa informazione è stata
analizzata dal cervello in modi differenti nelle due situazioni di stress”, ha
sottolineato Schall. Si tratta di un risultato inatteso, che smentisce
l'attuale modello dei processi decisionali, usato anche nella descrizione di
disturbi psichiatrici e neurologici. Si apre quindi un conflitto, tra
differenti modelli di funzionamento cerebrale, che potrà essere risolto solo
con successive ricerche.
(08 novembre 2012)
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