L'articolo è tratto dalla newsletter Le Scienze.
Con la lettura di questo articolo potremmo portare il Vostro blog a quota 2000 visualizzazioni. Speriamo di non fermarci qui. NR
neuroscienze arte emozioni
Nei circuiti
cerebrali "riciclati" il nesso universale all'origine del ballo
La rappresentazione mentale delle caratteristiche di una melodia, come
altezza, ritmo e timbro, una capacità superiore, che si è sviluppata
nell'essere umano in tempi relativamente recenti, sarebbe resa possibile dalla
riconversione di alcune reti cerebrali evolutesi, in origine, per un altro
scopo: il controllo e l'interpretazione dei movimenti (red)
Perché la musica ci spinge a ballare?
Perché l'elaborazione cerebrale delle sonorità musicali e dei movimenti del
corpo sono gestiti da circuiti comuni. A questa conclusione è giunto uno studio,
condotto da ricercatori del Dartmouth College, ad Hanover, nel New Hampshire,
che firmano, in proposito, un
articolo, pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Il legame fra musica e movimento è
riscontrabile in tutte le culture e non riguarda solamente
il ballo: ci sono le marce militari, le ninne nanne e via discorrendo. In molte
lingue, questo rapporto è indicato anche dai termini utilizzati nel descrivere
i brani musicali, quando per esempio si parla di “movimento” o di ritmo in
“levare”. A dispetto dell'evidenza di questo nesso, tuttavia, finora vi sono
stati pochi tentativi di dare una spiegazione esauriente al fenomeno. I
ricercatori diretti da Thalia Wheatley sono partiti dai dati che suffragano
come le emozioni espresse in musica possano essere comprese tra culture
diverse, nonostante le forti differenze che possono caratterizzarle. D'altra
parte, vi sono anche prove che le espressioni facciali, e altri movimenti
legati all'espressione dell'emotività, sono universali. Per determinare
come siano correlati musica e movimento, i ricercatori hanno quindi progettato
un esperimento che sfrutta proprio la capacità di esprimere emozioni come
“ponte” fra le due attività. Per verificare poi se questa relazione fosse
peculiare della cultura occidentale, hanno coinvolto nell'esperimento due
gruppi di soggetti molto differenti: un gruppo di statunitensi e uno di persone
appartenenti a un gruppo tribale culturalmente molto isolato, quello degli
L'ak, che vive nelle regioni nord-orientali della Cambogia. Wheatley e
colleghi hanno messo a punto un software che, sulla base di un modello
statistico, generava da un lato semplici melodie di pianoforte e dall'altro
controllava il movimento su uno schermo dell'immagine di una palla che rimbalzava.
Nel primo esperimento, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti, 50 studenti
universitari statunitensi, di variare la posizione di cursori che controllavano
alcuni attributi delle melodie e dei movimenti prodotti, ritmo, regolarità del
ritmo, direzione del movimento, rapporto fra movimenti corti e lunghi e
consonanza, in modo che questi riflettessero diverse emozioni:
"rabbia", "felicità", "tranquillità",
"tristezza" e "paura". Gli studenti erano stati suddivisi
in due gruppi, il primo che usava i cursori per produrre melodie, il secondo i
movimenti della palla. Si è così constatato che, per esprimere
una certa emozione, i cursori venivano posizionati nello stesso modo dagli
appartenenti a entrambi i gruppi, un risultato che suggerisce che la musica e
il movimento potrebbero condividere un sistema di circuiti cerebrali.
Successivamente Wheatley e colleghi hanno condotto una versione leggermente
modificata dell'esperimento presso i L'ak, ottenendo risultati del tutto
sovrapponibili. Questa concordanza, osservano gli autori, indica il
verosimile coinvolgimento di un substrato neuronale comune, indirettamente
corroborando l'ipotesi del "riciclaggio neuronale", avanzata da
Dehaene e Cohen, secondo cui le abilità culturali più avanzate dell'uomo, come
la lettura e aritmetica, si sarebbero sviluppate riconvertendo aree cerebrali
evolutesi per compiti più antichi. “E' probabile che le
rappresentazioni neurali di altezza, ritmo, timbro”, concludono gli autori, “riciclino
aree cerebrali evolute per rappresentare e gestire la percezione
spazio-temporale e l'azione (movimento, parola). In questa prospettiva,
l'espressività della musica può, in ultima analisi, essere derivata dal legame
evolutivo tra emozione e capacità dinamiche dell'uomo.”.
(19 dicembre 2012)
Nessun commento:
Posta un commento