Ora provate a riportare questo studio in una prova INVALSI: notate qualche correlazione?
Buona lettura. NR
comportamento neuroscienze
Autocontrollo?
Questione di efficienza neuronale
© JGI/Jamie Grill/Blend Images/Corbis
La capacità di controllare gli impulsi è correlata a quella di mantenere
fuori dalla memoria di lavoro le informazioni inappropriate e intrusive, così
da non disperdere energia nell'attivazione di reti neurali che poco hanno a che
fare con i compiti in cui si è impegnati. Questa capacità, che si sviluppa
nell'infanzia, influenza l'abilità di gestire le relazioni sociali, la salute e
le prestazioni cognitive (red)
La capacità di autocontrollo è correlata
all'efficienza della memoria di lavoro nel reclutare le reti neuronali
necessarie, e il suo sviluppo nell'infanzia garantisce che permanga anche nella
vita adulta. A queste conclusioni è arrivato uno studio, condotto da un gruppo
di ricercatori di diverse università americane, che pubblicano un articolo, a prima firma Marc G. Berman, sulla rivista “Nature Communications”. La capacità di ritardare
la gratificazione da bambini è stata posta in correlazione a molti importanti
aspetti della vita sociale, della salute e delle capacità cognitive nel corso
dell'età adulta, ma i meccanismi neuronali che sono alla base di questa associazione
non sono ancora chiari. Una delle ipotesi in campo è che, a controllare
il differimento della gratificazione, sia la capacità di mantenere fuori dalla
memoria di lavoro le informazioni inappropriate, in modo che non influenzino
indebitamente il processo cognitivo. Per esempio, la capacità di controllare
gli impulsi che, imponendosi alla memoria di lavoro, portano a un comportamento
goloso, dovrebbe aiutare a resistere a una tentazione immediata. Nei bambini
questa capacità è valutata con il classico test della caramella, in cui viene
misurato il tempo (ossia l'esitazione) necessario a rinunciare al consumo
immediato di una caramella, sapendo che il differimento della soddisfazione
permetterà di ottenerne due. Per valutare l'attendibilità di questa ipotesi, i
ricercatori hanno preso in esame un gruppo di adulti, per cui esisteva una
lunga documentazione relativa alle loro capacità di autocontrollo, grazie al
fatto che questi, a partire dai 4 anni, avevano partecipato a una serie di
studi psicologici. Il gruppo è stato suddiviso in due sottogruppi: i
soggetti del primo avevano una storia di efficace autocontrollo, mentre
quelli del secondo avevano mostrato un controllo di sé meno efficace. Sfruttando
la risonanza magnetica funzionale (fMRI), nel corso di una serie di test, i
ricercatori hanno esaminato se i due sottogruppi si differenziassero per il
funzionamento neurale, durante lo svolgimento di un compito che richiedeva il
controllo del contenuto della memoria di lavoro, con l'eliminazione di una
serie di informazioni irrilevanti, precedentemente fornite. Nello specifico, ai
soggetti venivano mostrate sei parole (tutte emotivamente neutre) solo tre
delle quali andavano memorizzate; successivamente, di fronte a una serie di
altre parole, dovevano decidere se appartenevano al gruppo delle parole da
ricordare o no. Pur dando, in media, lo stesso numero di risposte esatte,
l'analisi del tempo di ritardo e del livello di attivazione dei circuiti
neuronali ha permesso di rilevare che le persone con buon autocontrollo erano
proprio quelle che ottimizzavano le risorse disponibili, senza perdere tempo a
considerare e scartare le parole che non erano da memorizzare, e attivando il
minor numero possibile di circuiti cerebrali. Come controprova, i
ricercatori hanno eseguito il test su un altro insieme di persone, di cui non
conoscevano il livello di autocontrollo, riuscendo, sulla base dei soli
risultati della prova, ad assegnarle al sottogruppo corretto nel 71 per cento
di casi.
(23 gennaio 2013)
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