domenica 28 aprile 2013

Gentilissimi, Vi lascio alla lettura di questo articolo, tratto dalla newsletter Le Scienze. Rileggetelo più volte: Vi renderete conto che, quanto dicono, sicuramente, le Vostre Nonne corrisponde al vero: ottenere una gratificazione immediata rende difficile prestare attenzione a compiti cognitivi. Il compito potrebbe essere eseguito correttamente, tuttavia con dilatazione dei tempi di elaborazione, incertezze e "ripensamenti".
Ora provate a riportare questo studio in una prova INVALSI: notate qualche correlazione?
Buona lettura. NR

comportamento neuroscienze
Autocontrollo? Questione di efficienza neuronale
  
                             © JGI/Jamie Grill/Blend Images/Corbis
La capacità di controllare gli impulsi è correlata a quella di mantenere fuori dalla memoria di lavoro le informazioni inappropriate e intrusive, così da non disperdere energia nell'attivazione di reti neurali che poco hanno a che fare con i compiti in cui si è impegnati. Questa capacità, che si sviluppa nell'infanzia, influenza l'abilità di gestire le relazioni sociali, la salute e le prestazioni cognitive (red)
La capacità di autocontrollo è correlata all'efficienza della memoria di lavoro nel reclutare le reti neuronali necessarie, e il suo sviluppo nell'infanzia garantisce che permanga anche nella vita adulta. A queste conclusioni è arrivato uno studio, condotto da un gruppo di ricercatori di diverse università americane, che pubblicano un articolo, a prima firma Marc G. Berman, sulla rivista “Nature Communications”. La capacità di ritardare la gratificazione da bambini è stata posta in correlazione a molti importanti aspetti della vita sociale, della salute e delle capacità cognitive nel corso dell'età adulta, ma i meccanismi neuronali che sono alla base di questa associazione non sono ancora chiari.  Una delle ipotesi in campo è che, a controllare il differimento della gratificazione, sia la capacità di mantenere fuori dalla memoria di lavoro le informazioni inappropriate, in modo che non influenzino indebitamente il processo cognitivo. Per esempio, la capacità di controllare gli impulsi che, imponendosi alla memoria di lavoro, portano a un comportamento goloso, dovrebbe aiutare a resistere a una tentazione immediata. Nei bambini questa capacità è valutata con il classico test della caramella, in cui viene misurato il tempo (ossia l'esitazione) necessario a rinunciare al consumo immediato di una caramella, sapendo che il differimento della soddisfazione permetterà di ottenerne due. Per valutare l'attendibilità di questa ipotesi, i ricercatori hanno preso in esame un gruppo di adulti, per cui esisteva una lunga documentazione relativa alle loro capacità di autocontrollo, grazie al fatto che questi, a partire dai 4 anni, avevano partecipato a una serie di studi psicologici. Il gruppo è stato suddiviso in due sottogruppi: i soggetti  del primo avevano una storia di efficace autocontrollo, mentre quelli del secondo avevano mostrato un controllo di sé meno efficace. Sfruttando la risonanza magnetica funzionale (fMRI), nel corso di una serie di test, i ricercatori hanno esaminato se i due sottogruppi si differenziassero per il funzionamento neurale, durante lo svolgimento di un compito che richiedeva il controllo del contenuto della memoria di lavoro, con l'eliminazione di una serie di informazioni irrilevanti, precedentemente fornite. Nello specifico, ai soggetti venivano mostrate sei parole (tutte emotivamente neutre) solo tre delle quali andavano memorizzate; successivamente, di fronte a una serie di altre parole, dovevano decidere se appartenevano al gruppo delle parole da ricordare o no. Pur dando, in media, lo stesso numero di risposte esatte, l'analisi del tempo di ritardo e del livello di attivazione dei circuiti neuronali ha permesso di rilevare che le persone con buon autocontrollo erano proprio quelle che ottimizzavano le risorse disponibili, senza perdere tempo a considerare e scartare le parole che non erano da memorizzare, e attivando il minor numero possibile di circuiti cerebrali. Come controprova, i ricercatori hanno eseguito il test su un altro insieme di persone, di cui non conoscevano il livello di autocontrollo, riuscendo, sulla base dei soli risultati della prova, ad assegnarle al sottogruppo corretto nel 71 per cento di casi.
(23 gennaio 2013)

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