genetica società comportamento
Il ruolo della
genetica nella scelta degli amici
© Kai Chiang/Golden Pixels LLC/Corbis
Nella formazione delle amicizie anche l'affinità genetica fa la sua parte.
Una ricerca, su un campione statisticamente rappresentativo di adolescenti
statunitensi, chiarisce che il fenomeno si manifesta però solo in situazioni in
cui fattori economici, sociali e culturali limitano lo spettro dei contatti
personali, come accade per esempio nell'ambito di una scuola(red)
Nella formazione delle amicizie, la
genetica può contare, ma solo in subordine a fattori sociali e culturali. A
indicarlo è una ricerca, condotta da sociologi e genetisti dell’Università del
Colorado, a Boulder, della Yale University e
della Columbia University, che firmano, in proposito, un articolo sui “Proceedings of the
National Academy of Sciences”. E' noto da tempo che i segnali che indicano un’affinità genetica hanno un
ruolo nella costituzione dei gruppi sociali, sia negli animali sia nell’uomo.
Tuttavia, finora, solo un numero limitato di studi aveva esaminato la possibile
influenza del patrimonio genetico sulla formazione delle amicizie, ossia di
legami diversi da quello con il partner sessuale. Anzi, la maggior parte delle
ricerche sui legami tra due persone aveva sottolineato, soprattutto, il ruolo
selettivo di fattori sociali e comportamentali. Ma una serie di nuovi
studi ha indicato che il genotipo di un individuo può essere predittivo del
genotipo dei suoi amici, in base a una teoria, detta "teoria della
somiglianza genetica", secondo la quale le persone tendino a massimizzare
il proprio benessere complessivo, non solo attraverso la scelta di un partner
geneticamente affine, ma anche scegliendo di fare amicizia con persone
geneticamente vicine. Jason D. Boardman e colleghi hanno cercato di
valutare l’attendibilità di questa ipotesi, partendo dal National Longitudinal
Study of Adolescent Health, un'indagine sullo stato di salute e i comportamenti
dei giovani, su un campione di 90.118 adolescenti di 134 scuole degli Stati
Uniti, rappresentativo della popolazione degli adolescenti statunitensi. I
ricercatori hanno realizzato una tipizzazione genetica dei soggetti
dell'indagine, relativamente a sei geni, e, in particolare, a un gene implicato
nel sistema dopaminergico (il gene del recettore della dopamina DRD2), che
ricerche precedenti avevano indicato come candidato a influire sulla scelta di
amici geneticamente affini. In particolare, il polimorfismo Taq 1A del
gene DRD2 è un candidato plausibile per la selezione
dell’amicizia, perché è costantemente collegato a comportamenti individuali,
che possono aumentare la probabilità che due persone diventino amiche. Dai
risultati delle analisi è emerso che la tesi dell'affinità genetica con gli
amici non vale in generale, ma solo in alcuni ambienti sociali, e che questa
variabilità appare legata alle disuguaglianza economiche e alle dinamiche
razziali, ossia a fonti esterne di controllo sociale più che a un'attiva
correlazione gene-ambiente. “I nostri risultati”, concludono i ricercatori,
“suggeriscono che la sovrarappresentazione fra le amicizie di individui
genotipicamente simili non sembra un processo attivo di selezione da parte
degli studenti di per sé. Suggeriscono piuttosto che le scuole limitino la
portata della formazione delle possibili amicizie, a causa di forze
istituzionali che incombono sugli studenti.”.
(10 ottobre 2012)
Nonna Rosa
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