società comportamento psicologia antropologia
Come cambiano i
rapporti umani: lo rivelano sms e telefonate
L'analisi delle telefonate e dei messaggi di testo di tre milioni di utenti
europei suffraga la teoria che le relazioni femminili cambino con il
cambiamento delle priorità biologiche, suggerendo che siano le donne a dirigere
l'adattamento evolutivo degli esseri umani di Daisy Yuhas
L'analisi di 1,95 miliardi di chiamate su
telefoni cellulari e di 489 milioni di messaggi di testo rivelano che, nel
corso della vita, uomini e donne seguono modelli di relazione diversi. I
ricercatori sostengono, in particolare, che durante l'età fertile siano le
donne a guidare il processo per la ricerca di un compagno e che poi orientino
la loro attenzione verso la generazione femminile successiva. I dati sembrano
anche mettere in crisi alcune idee comuni su come si organizzano gli esseri
umani. "Una diffusa ipotesi antropologica è che lo stato sociale
ancestrale degli esseri umani sia stata una forma di patriarcato, ma non sono
sicuro che sia così", dice Robin Dunbar, antropologo all'Università di Oxford e autore dello studio, pubblicato su “Nature Scientific
Reports”. Dunbar e
un team interdisciplinare hanno esaminato i dati
relativi al traffico telefonico da cellulari di un unico gestore, in un paese
europeo che non è stato non indicato. (La località è rimasta anonima per
proteggere le identità degli utenti). I dati sono stati raccolti nell'arco di
sette mesi, limitando lo studio delle telefonate tra utenti di età e sesso
conosciuti; è stata così ottenuta una base di dati su circa 3,2 milioni di
abbonati, ovvero circa il 20 per cento degli utenti di cellulari della nazione.
In base all'ipotesi che gli amici, intesi come le persone con i rapporti più
stretti, comunichino più frequentemente fra loro, il gruppo ha analizzato le
prime tre amicizie di ogni utente, individuate in base alla frequenza di
telefonate, per determinare i modelli dell'utente medio maschio e femmina nelle
diverse età. I ricercatori si aspettavano di trovare una "omofilia",
cioè la tendenza a scegliere un amico dello stesso sesso. Invece, sembra che,
tra le varie forme di rapporto, a trionfare sia quello romantico: i dati hanno
rivelato che il migliore amico di una persona, in particolare fra i 20 e i 30
anni, è del sesso opposto e della stessa età. Tuttavia, esistono notevoli
differenze nel modo in cui uomini e donne comunicano con il proprio presunto
partner romantico. In primo luogo, nella vita di una donna l'uomo rimane la
persona a cui si telefona più spesso per circa 15 anni, rispetto ai sette anni
nel caso degli uomini. Anche l'età del picco massimo di chiacchierate fra
partner è diversa: 27 anni per le donne e 32 per gli uomini. Dopo i 50
anni, però, le cose cambiano. La preferenza per un partner romantico si
esaurisce sia negli uomini che nelle donne, e nella frazione dei più anziani
presenti nel data base, entrambi i sessi cercano prima di tutto compagnia.
Nelle donne, il rapporto con uomo è sostituito da una forte relazione con
un'altra donna, di solito di una generazione circa più giovane. Dunbar e
colleghi interpretano questo modello come un rapporto madre-figlia. Coniugando
la forte preferenza delle donne prima per un uomo e, in seguito, per una figura
filiale, i ricercatori concludono che sia la biologia a plasmare il
comportamento femminile, che influisce a sua volta sugli uomini. Dunbar
ipotizza che le donne avviino e diano priorità alla relazione con un partner
romantico più precocemente degli uomini, un comportamento che, a poco a poco,
porta gli uomini a ricambiare. Questa relazione continua a essere la massima
priorità per tutta l'età fertile della donna media, che successivamente rivolge
la propria attenzione alla prossima generazione di donne che si avvicinano al
periodo fertile. "Probabilmente abbiamo sottovalutato l'importanza di
queste reti di sostegno familiare", dice Dunbar, secondo cui l’attuale
diminuzione della dimensione della famiglia potrebbe riflettere la mobilità
delle donne moderne, che le isola dalla propria rete di sostegno materno.
Ritiene inoltre che i legami tra madre e figlia, e la forza dell’influenza di
una donna sull'accoppiamento, siano così forti da essere alla base delle
tendenze naturali della società umana: "Credo che, a parità di condizioni,
il modello sociale 'normale' degli esseri umani sia matrilineare.". I dati
suggeriscono anche un differente modello di amicizia maschile. I tabulati
telefonici suffragano la concezione comune che le donne abbiano intense
amicizie di tipo uno-a uno, che si conservano e si modellano attraverso
comunicazioni frequenti; in effetti, Dunbar ritiene che la comunicazione digitale,
con i suoi messaggi istantanei e le sue forme veloci, sia, in genere, su misura
per uno stile di amicizia femminile. Al contrario, i maschi, suggeriscono i
dati, hanno un approccio molto diverso: a parte lo stretto rapporto degli anni
romantici con una donna, hanno un numero più alto di amicizie sia con uomini
sia con donne. Questa conclusione suffraga un popolare modello, secondo cui gli
uomini preferiscono legami di gruppi e attività condivise. I modelli di
amicizia maschile e femminile rilevati nello studio si conformano alle
osservazioni già fatte da tempo in psicologia e in altri campi, ma alcuni
ritengono che le più ampie interpretazioni biologiche siano troppo speculative.
"Si tratta di dati molto interessanti", ha commentato lo psicologo
dell'Università di Rochester, Harry Reis, che studia le interazioni sociali
umane e ha scritto molto su intimità e amicizia nei maschi e nelle donne.
"Ma ci sono innumerevoli spiegazioni alternative per i modelli che sono
emersi.". Tra i casi in discussione, ci sono le situazioni non romantiche,
in cui individui di sesso opposto comunicano di frequente, per esempio tra
collaboratori o con un datore di lavoro. Un altro caso è la possibilità che il
modello di relazione di una donna si sposti con l'età, perché nel corso della
vita può aver perso il partner per la sua morte o per un divorzio. L'antropologo
Daniel Hruschka, dell'Arizona State University, a Tempe, che ha scritto un
libro sull'evoluzione dell’amicizia nelle diverse culture, è stato colpito
dalle somiglianze, piuttosto che dalle differenze, nei dati sugli uomini e
sulle donne. "Nel loro periodo iniziale di riproduzione, uomini e donne
chiamano il sesso opposto molto più di quanto non facciano più tardi nella
vita", osserva Hruschka, aggiungendo che anche i modelli madre-figlia sono
più deboli di quanto si aspettasse. I dati suggeriscono che sia gli uomini sia
le donne dividano il loro tempo chiamando i figli e i coniugi. "Queste
differenze sembrano piuttosto piccole, rispetto agli stereotipi imperanti sulla
frequenza con cui le donne comunicano con i bambini.". Dunbar, che sta per
pubblicare un saggio in cui confronta le differenze dei rapporti fra uomo e
donna nelle diverse culture, ipotizza tuttavia che i modelli identificati siano
universali, il che però non significa che si applichino a tutti. "Il
nostro problema, in un certo senso, è che stiamo guardando delle medie",
dice Dunbar. Le persone che non sono conformi alle ipotesi dello studio, per
esempio le donne senza figli, si presume che siano una minoranza. "Sono
senz'altro lì da qualche parte, ma è un dato che probabilmente non riusciremmo
a distinguere.”.
(L'originale di questo articolo è apparso su "Scientific American" il 20 aprile 2012; riproduzione autorizzata.)
E non mandatemi sms! Una nonna non cellularizzata a dovere.
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