mercoledì 31 dicembre 2014

energy drink

Gentilissimi,
Vi lascio ad un approfondimento sulle bevande dette "energy drink".
L'articolo è tratto, e lievemente modificato, dalla newsletter Le Scienze.
Buona lettura e buon 2015! NR

alimentazione psicologia società
L'ignoranza dei ragazzi italiani sugli effetti degli energy drink

© Stephane Grangier/Corbis
Gli adolescenti italiani consumano sempre più bevande energetiche, ma senza essere consapevoli degli effetti negativi di un'eventuale eccessiva assunzione di caffeina. Uno studio, che ha analizzato il fenomeno, raccomanda lo sviluppo di adeguati  programmi educativi e l'obbligo di segnalare il contenuto di caffeina sulle confezioni (red)
Dal 30 al 50 per cento degli adolescenti italiani consuma regolarmente bevande energetiche, ma non ha le idee chiare sul loro contenuto e pensa che siano simili agli integratori di sali minerali, usati dagli sportivi, o ad altre bevande gassate, ignorando, quindi, gli effetti negativi legati a un eccesso di assunzione di caffeina. E' quanto risulta da un'indagine, condotta da ricercatori dell'Università “Magna Grecia”, di Catanzaro, che la illustrano in un articolo, in via di pubblicazione sulla rivista “Alcoholism: Clinical & Experimental Research”.  I risultati, concludono i ricercatori, indicano che è necessario sviluppare programmi educativi che spieghino i potenziali effetti sulla salute di queste bevande, assunte sia da sole sia in combinazione con alcool, come avviene per il 64 per cento dei consumatori, e auspicano che sulle etichette delle confezioni sia obbligatorio segnalare il contenuto di caffeina del prodotto.

© Conroy, Stephen/the food passionates/Corbis
L'aumento del consumo dei cosiddetti energy drink è legato ai benefici temporanei, ben pubblicizzati dal marketing, che offrono: maggiore vigilanza, miglioramento dell'umore e maggiore energia mentale e fisica, dovuti in buona parte al contenuto in caffeina. Il contenuto di caffeina, direttamente immesso nella bevanda, è in genere, già di per sé, di gran lunga superiore a quello che si trova in una normale tazza di caffè, ma va considerato che, insieme ad altri principi attivi, come il glucosio, la taurina e vitamine del gruppo B, vi sono estratti di erbe che, come il guaranà, possono costituire una fonte supplementare di caffeina. In questo modo è facile superare i livelli considerati sicuri per gli adolescenti. “L'eccessiva assunzione di caffeina da parte degli adolescenti”, dice Maria Pavia, che ha coordinato lo studio, “è in grado di produrre una serie di effetti deleteri sulla salute, come irritabilità, sintomi cardiovascolari, insufficienza di sonno e sensazioni di nausea e nervosismo.”. “Casi di tossicità da caffeina, da consumo di bevande energetiche, sono stati segnalati da centri antiveleno, e sempre più tra gli adolescenti”, ha aggiunto Emilia Prospero, dell'Università Politecnica delle Marche, che ha partecipato allo studio e che ricorda che l'elevato contenuto di zucchero di queste bevande può concorrere anche allo sviluppo dell'obesità. Per quanto riguarda l'associazione fra bevande energetiche e alcool, è risultato che è, in genere, più elevata nei maschi, nei fumatori abituali, sia di tabacco che di marijuana, e in quanti hanno più partner sessuali. Gli autori ricordano, infine, che anche un uso eccessivo di bevande energetiche è un potenziale segnale di avvertimento della presenza di altri problemi o difficoltà.
(09 aprile 2014)


sabato 27 dicembre 2014

Memoria di sketchpad e attenzione

Gentilissimi,
eccoVi un nuovo approfondimento sulla memoria. Si tratta di un articolo, modificato parzialmente, tratto dalla newsletter Le Scienze. Anche in questo caso si affronta il tema della memoria, in particolare della memoria di sketchpad, ossia di una tipo di memoria a brevissimo termine. Controllate quanto scritto, a proposito, in un precedente post. Per ora buona lettura! E prestate la dovuta attenzione! Una nonna Reattiva! NR

percezione neuroscienze
Perché non prestiamo attenzione agli stimoli familiari
© Illustration Works/Corbis
Il meccanismo che permette di riservare una risorsa scarsa come l'attenzione a stimoli nuovi e potenzialmente significativi, escludendo selettivamente quelli abituali, può essere spiegato da un nuovo modello unitario. Secondo questa ipotesi, qualsiasi gruppo di neuroni, eccitato ripetutamente da uno specifico stimolo privo di una particolare valenza positiva o negativa, farebbe scattare un sistema di segnali inibitori (red)
I meccanismi alla base della selettività dell'attenzione, che permettono di escludere, in modo automatico, gli stimoli familiari, potrebbero essere spiegati da un nuovo modello, proposto da Mani Rawasmani, neuroscienziato del Trinity College, di Dublino, che lo illustra sulla rivista “Neuron”.

E' importante che l'attenzione si focalizzi sugli stimoli nuovi, come la mosca, e non su quelli abituali, come occhiali e vestiti. (© 2/Flying Colours Ltd/Ocean/Corbis)
Normalmente la risposta agli stimoli diminuisce quando si viene esposti ripetutamente a essi: questo processo, che prende il nome di “abituazione”, consente di identificare, e ignorare selettivamente, eventi e oggetti familiari, così che il cervello non impegni l'attenzione, una risorsa limitata, a vagliare stimoli irrilevanti e possa concentrarsi su quelli nuovi, potenzialmente significativi. L'abituazione è considerata una forma basilare di apprendimento, dato che, senza di essa, si sarebbe letteralmente travolti e paralizzarti da una miriade di stimoli, ma per spiegare i meccanismi con cui si realizza esistevano tre differenti ipotesi, in concorrenza tra loro. La prima coinvolge i neuroni sensoriali, che andrebbero incontro a un fenomeno di adattamento: la seconda, invece, chiama in causa una depressione della trasmissione eccitatoria, ossia una sorta di esaurimento della capacità di risposta del neurone, a livello delle sinapsi, in seguito a ripetute stimolazioni; la terza, infine, sposta l'attenzione sulla plasticità delle reti neurali, che si modificherebbero con l'esperienza.  Ciascuna delle tre ipotesi riesce a dar conto di alcuni esempi di abituazione, ma nessuna è in grado di spiegarli tutti. Attraverso una metanalisi degli studi a sostegno delle diverse teorie, che, per lo più, fanno riferimento a esperimenti condotti su differenti gruppi di animali, Ramaswami è arrivato ad adottare una prospettiva evolutiva, che tenta di conciliare le tre prospettive. In particolare, il nuovo modello ipotizza che un'attivazione ripetuta, di un qualsiasi gruppo di neuroni che rispondono ad un dato stimolo, comporti l'innesco di una “attivazione negativa”, che inibisce le risposte da parte di quello stesso gruppo di cellule. Per esempio, se la visione di un volto sconosciuto e spaventoso può innescare, la prima volta, una reazione di paura, reiterate esposizioni, che non abbiano avuto conseguenze negative (o positive), fanno sì che il gruppo di neuroni attivato da quel viso sia interessato da ripetuti segnali di inibitori, che si traducono in una comunicazione meno attiva con i centri della paura.  “Questa prospettiva”, ha detto Ramaswami, “delinea un meccanismo 'scalabile', che può spiegare l'abituazione agli stimoli, sia che essi siano codificati da gruppi molto piccoli sia codificati da gruppi molto grandi di neuroni.”. Il meccanismo, secondo il ricercatore, ha bisogno di ulteriori approfondimenti, ma ha il vantaggio di essere semplice e di spiegare perché, per esempio, nelle persone affette da disturbi dello spettro autistico, persista molto più tempo del normale una forte risposta ai volti nuovi.
(19 giugno 2014)



approfondimento sulla memoria personale

Gentilissimi,
in un precedente post abbiamo parlato delle differenti tipologie di memoria. EccoVi un recente articolo, tratto dalla newsletter Le Scienze, relativo alla memoria episodica, o memoria personale. L'articolo propone che tale memoria si attivi tramite rete di neuroni nell'ippocampo. Personalmente, viste le recenti scoperte in tale ambito, propendo per le reti di neuroni, mentre ho qualche perplessità a parlare di "aree" di neuroni. Anche dal punto di vista didattico penso sia preferibile "allargare" gli orizzonti di una disciplina, piuttosto che definire il contorno di tale disciplina. Del resto, anche dal punto di vista delle competenze, pur con perplessità sulla loro definizione ed elenco, in effetti, i collegamenti tra discipline diverse sono importanti. Tale, tuttavia, è solo una mia personale opinione, per quel che essa conta. Buona lettura! NR, nonna ricordante!

memoria neuroscienze
Una "piccola" rete diffusa per la memoria episodica
© KTSDESIGN/Science Photo Library/Corbis
Gli eventi recenti sono codificati nell'ippocampo, in reti diffuse di neuroni, ognuna delle quali impegna circa il due per cento delle cellule di quella struttura cerebrale. Questo modello di codifica dei ricordi, già ipotizzato sulla base di modelli neurocomputazionali, è stato confermato da una ricerca, che ha monitorato l'attività di quella struttura cerebrale a livello di singoli neuroni (red)
La memoria episodica, ossia la memoria degli eventi della vita, è conservata in reti distribuite di neuroni, ciascuna delle quali impegna una piccola frazione di neuroni dell'ippocampo; in queste reti, ogni singolo neurone partecipa alla codifica di un numero ridotto di ricordi. Questa struttura di archiviazione della memoria episodica era stata ipotizzata in alcuni studi di tipo neurocomputazionale, e una prima conferma sperimentale arriva da una ricerca, condotta da un gruppo di neuroscienziati dell'Università della California, a San Diego, e del Barrow Neurological Institute, a Phoenix, in Arizona.

© Science Photo Library/Corbis
La regione cerebrale su cui si è più concentrato lo studio, spiegano John T. Wixted, Peter N. Steinmetz e colleghi, nell'articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, è stata l'ippocampo, perché precedenti studi avevano dimostrato che la capacità di formare memorie episodiche in rapida successione dipende, in modo essenziale, da quest'area, anche se le modalità di codifica dei ricordi non era stata appurata. I ricercatori hanno monitorato l'attività dell'ippocampo, a livello di singoli neuroni, in nove pazienti a cui erano stati impiantati schiere di elettrodi per definire la posizione di una lesione epilettogena. Ai pazienti sono state mostrate, in momenti successivi, due liste di parole, la seconda delle quali conteneva sia parole nuove sia parole presenti nell'elenco precedente. Queste ultime, e solo queste, attivavano fortemente reti di neuroni nell'ippocampo, indicando che era quella struttura a conservare il ricordo di averle già viste.  I ricercatori hanno inoltre osservato che il ricordo di ciascuna di queste parole impegnava una percentuale molto piccola di neuroni, che si distribuivano in modo diffuso, come una rete, in buona parte dell'ippocampo.  Il fatto che un evento coinvolga solo una piccola frazione delle cellule dell'ippocampo non significa però che il loro numero assoluto sia ridotto: ogni evento è infatti codificato in alcune centinaia di migliaia di neuroni. La perdita di uno o pochi neuroni coinvolti in un ricordo ha quindi un impatto trascurabile sulla capacità di una persona di ricordarlo. Il prossimo passo della ricerca sarà determinare se lo stesso tipo di codifica sia usato per memorizzare le immagini delle persone e dei luoghi.
(17 giugno 2014)


lunedì 22 dicembre 2014

rachitismo

Gentilissimi,
mi sono state richieste spiegazioni sul rachitismo.
Non sono una dottoressa in Medicina. Spero che Vi siano sufficienti le seguente informazioni, oltre ad una aggiunta personale rowlingiana (o rowlinghiana?).
Il rachitismo è una malattia delle ossa. Le ossa, in particolare in fase di crescita e di sviluppo, non aumentano di lunghezza e diventano fragili. Può essere dovuto a malattia genetica. Tuttavia, più frequentemente, si tratta di mancanza di esposizione al sole. Per crescere le nostre cellule ossee, semplificando, hanno bisogno di vitamina D, in particolare di vitamina D3, detta pure colecalciferolo. Il termine “calcifer” significa, appunto, portatore, o apportatore, di calcio, il sale minerale utile per l’ossificazione. Tale vitamina, per 9/10 circa, si produce, tramite vari passaggi, quando la pelle è esposta al sole. I raggi UVA stimolano il colesterolo cutaneo a produrre vitamina D3. Dopo una serie di passaggi e reazioni chimiche, che coinvolgono fegato e intestino, primariamente, l’organismo aumenta la propria capacità di assorbire, ed utilizzare, il calcio, migliorando lo sviluppo osseo.
L’aspetto fisico delle persone rachitiche è dato da: mancanza, o ritardo, nella chiusura della fontanella cranica; fragilità delle ossa lunghe; incurvamento delle ossa lunghe, in particolare di braccia e gambe; addome arrotondato; ginocchia valghe; platicefalia, ossia cranio appiattito; cranio tabe, ossia ossa del cranio elastiche e cedevoli agli urti.
Mi sembra di riconoscere, in questi aspetti, un “signore” che ricordo sempre molto volentieri. EccoVi una recente immagine.


                                                                         Dobby

i ricordate, vero, di Dobby? NR, Nonna Rowlinghiana!


semi di malva

Gentilissimi,
il sig. Butrix ha chiesto informazioni sui semi di malva.
Non sono riuscita a trovare molte informazioni. per ora accontentateVi dei pochi appunti seguenti:

I semi di malva silvestre sono reniformi, ossia hanno forma quasi a fagiolo. Sono di piccole dimensioni, circa 2,5 mm di lunghezza. Il colore è marrone brunastro.


Semi di malva

Una nonna poco informata. NR
P.S.: Se trovate altre informazioni utili, inviate i Vostri commenti. NR

venerdì 19 dicembre 2014

organi di senso - occhio e vista

Gentilissimi,
con questo post la Vostra nonna si riprende, almeno in parte, dalle fatiche quotidiane.
Ciò significa che, se riesco, mi metto davanti al caminetto con Blacky, la mia cagnolina, vecchia quasi quanto me, a lavorare all'uncinetto. Ho un lavoro arretrato da completare prima di Natale.
Solo per richieste ed emergenze sarò reperibile sul Vostro blog. Una nonna riposante. NR
P.S.: magari, se riposata a dovere, pubblicherò qualche approfondimento. Oppure terminerò gli "appunti scomparsi".

SENSI E ORGANI DI SENSO
La pressione selettiva, ipotizzata da Darwin quale fattore determinante nella evoluzione degli organismi viventi, e, quindi, anche dell’uomo, è intervenuta in modo tale da “adattare” , “selezionare” alcuni organi di senso nell’uomo, rispetto ad altri. I sensi degli esseri umani sono:
vista; gusto; udito; olfatto; tatto.
Gli organi di senso relativi sono:
occhio; lingua e palato; orecchio; naso; pelle.

OCCHIO

Sicuramente l’organo di senso che meglio funziona nell’uomo è l’occhio. La selezione naturale, per pressione selettiva, ha indirizzato l’occhio umano a percepire meglio i colori cosiddetti caldi: rosso, arancione, giallo. Tali colori corrispondono ai colori dei frutti maturi sugli alberi. In tali frutti sono contenuti zuccheri, ossia la materia prima da cui il nostro cervello trae energia per poter funzionare. Ecco perché, anche in altri ambiti, il colore rosso è particolarmente utilizzato, come ad es. nei semafori. Inoltre, solitamente, uno degli occhi è dominante rispetto all’altro. Ciò è utile per la visione binoculare, o stereoscopica, consentendo la manipolazione di strumenti e la raccolta di cibo, oltre al fatto di poter apprezzare le distanze. Per il medesimo motivo l’occhio umano percepisce meglio le strutture non allineate a quelle allineate. Potete mettere in ordine “quasi” tutta la Vostra stanza: la mamma si accorgerà, primariamente, delle poche cose che sono ancora in disordine. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, si percepiscono meglio gli oggetti tondi che quelli “spigolosi”. Poiché l’occhio serve per poter interagire con l’ambiente esterno, da esso deve poter proteggersi. La funzione delle palpebre è appunto quella di proteggere l’occhio da luci e sensazioni visive troppo intense. A migliorare il livello di tale protezione, le palpebre sono internamente ricoperte da una mucosa detta congiuntiva. Le ciglia proteggono da polvere e luce, mentre le sopracciglia dal sudore della fronte. Il bulbo oculare è formato da una serie di tre membrane sovrapposte: sclerotica, coroide e retina. La membrana sclerotica, la più esterna, il cui nome significa “rigida, resistente”, è il “bianco” dell’occhio. In corrispondenza della pupilla, essa diviene perfettamente trasparente, ed è detta cornea. La coroide è di colore scuro e, in corrispondenza della pupilla è detta iride, ossia la parte che dà il colore degli occhi. Il foro della pupilla ha la capacità di restringersi o dilatarsi in relazione alla maggiore o minore luminosità dell’ambiente. Dietro all’iride si trova la lente del cristallino, che permette la visione a distanze differenti. La retina è la membrana più interna, ove si trovano le cellule recettrici della luce: coni e bastoncelli. I coni sono sensibili ai colori, mentre i bastoncelli hanno la capacità di percepire anche fonti luminose deboli. A riempire la cavità oculare è un liquido detto umore vitreo. Strettamente collegato alla retina è il nervo ottico, adibito alla trasmissione dei messaggi visivi al cervello.

struttura dell'occhio umano

Macula lutea
zona della retina di forma ellittica, così detta per il colorito giallastro che essa assume nel cadavere. Nel vivente ha colore rosso-bruno. Al centro della macula lutea è presente una piccola depressione, la fovea a livello della quale la retina possiede solo fotorecettori che sono specializzati per la percezione dei colori e la visione diurna.

Punto cieco
E’ l’unico punto del nostro occhio nel quale non ci sono recettori visivi. E’ possibile sperimentare la presenza del punto cieco disegnando un puntino su un foglio bianco, messo a circa 15-20 cm dall’occhio e spostando il foglio lateralmente. Ad una certa distanza il puntino disegnato scomparirà.



DIFETTI DELLA VISTA
I principali difetti della vista, escludendo la presbiopia, dovuta essenzialmente a vecchiaia e a un irrigidimento del cristallino, si possono così elencare:
miopia: incapacità di mettere a fuoco oggetti lontani;
ipermetropia: incapacità di mettere a fuoco oggetti vicini;
astigmatismo: visione sfuocata degli oggetti dovuta a difetto di curvatura della cornea o del cristallino;
strabismo: difetto dovuto ad una mancanza di sincronizzazione dei muscoli oculari.
Il daltonismo, che viene comunemente definito un difetto della vista, ossia l’incapacità di distinguere i colori, in parte o totalmente, è dovuto ad una malattia genetica ereditaria e, quindi, non può essere corretto da interventi chirurgici o occhiali di sorta.

P.P.S: SUI DIFETTI DELLA VISTA, COME PURE SU ALTRI ARGOMENTI DI TALI APPUNTI, SUL PRESENTE BLOG SONO GIA' PRESENTI PRECEDENTI POST. EFFETTUATE LA DOVUTA RICERCA. UNA NONNA PRECISINA! NR

P.P.P.S.: BUON NATALE

cervello - ambiti di controllo e aspetti correlati

Gentilissimi, proseguiamo con il ripristino degli appunti, scomparsi chissà per quale accadimento, relativi al sistema nervoso.

AMBITI DI CONTROLLO
Possiamo individuare gli ambiti nei quali il sistema nervoso dell’uomo esercita un controllo:
·         Funzioni interne dell’organismo: sono controllate dal sistema nervoso autonomo. Potremmo parlare di controllo sul proprio corpo
·         Funzione di autocoscienza: si tratta dell’ambito di controllo attualmente maggiormente studiato. La domanda di come il cervello abbia autocoscienza rimane, attualmente, senza risposta, pur essendo nella esperienza personale di ciascuno. “Dall’universo è emersa la possibilità che la materia dell’universo studi se stessa.”.
·         ambiente naturale: la relazione è controllata dagli organi di senso
·         ambito sociale: la relazione è controllata sia dal sistema nervoso centrale sia dagli organi di senso
·         ambito culturale e del raziocinio: controllato da cervello, cervelletto e corteccia cerebrale che controlla, pianifica e ipotizza le azioni e comunicazioni necessarie.
Poiché l’organismo umano è unitario, appare evidente come nei vari ambiti il livello di controllo eserciti influenze, a volte determinanti, anche su ambiti diversi. In altre parole, ad es., l’apprendimento (ambito culturale) può variare se “consumo energia” per studiare con gli amici (ambito sociale).
In base a tali ambiti di controllo è possibile individuare, anche dal punto di vista scientifico, a quali aspetti essi facciano riferimento.
ASPETTI DI RIFERIMENTO DEGLI AMBITI DI CONTROLLO
AMBITO SOCIALE E GIUSTIZIA
L’aspetto più facilmente comprensibile riguarda le relazioni sociali. Sia il cervello sia gli organi di senso controllano tale ambito. Quindi, entrando in relazione con gli altri uomini, esercito il controllo del mio cervello, ossia di me stesso, per entrare meglio in relazione con gli altri. Molti studi recenti ipotizzano che il senso di altruismo nasca proprio dalla presenza dei neuroni mirror, studiati da Rizzolatti. Il cervello umano riesce così ad entrare in “empatia” con gli altri uomini. Tale aspetto di “altruismo empatico” porta, socialmente, ad esigenze di GIUSTIZIA.

AMBIENTE NATURALE E BELLEZZA
Il nostro cervello percepisce alcuni aspetti dell’ambiente che ci circonda come “belli”. Questo avviene, inizialmente, perché alcuni rapporti sono immediatamente percepiti come gradevoli, in particolare alla vista. Gli edifici in sezione aurea [(1 + √5) / 2] sono considerati “belli” indipendentemente dalla cultura di origine. Già dalla analisi del numero aureo possiamo dire che, per il nostro cervello, la bellezza è parzialmente razionale (1/2). Risulta più difficile spiegare la parte, anche matematicamente, irrazionale. Un’altra caratteristica “matematica” percepita come “bellezza” risiede nelle strutture frattali. Semplificando, possiamo dire che si tratti di corpi, o oggetti, con dimensioni non intere. Nell’ambiente naturale sono frattali la costa del mare, le nuvole, i cristalli di neve, il fuoco. È possibile, tuttavia, “imparare” la bellezza. Ossia, in altri termine, se naturalmente il nostro cervello percepisce come belli determinati corpi, mediante lo studio, la cultura, l’esperienza, si ampliano le possibilità di percepire come “belle” altre strutture. Un esempio evidente di ciò, riferito ad altro organo di senso, è la musica. Per percepire la bellezza di un brano jazz, ad esempio, o una sinfonia dodecafonica, è necessaria una cultura maggiore, uno studio, una esperienza precisa, magari ripetuta, di ascolto. Inoltre la percezione della bellezza dipende dalle tradizioni del luogo in cui si vive: è maggiormente facile apprezzare un monumento come bello se è parte della nostra cultura particolare. I genitori, le maestre, le nonne ci avranno insegnato ad apprezzare “quel” tipo di monumenti e non i monumenti di “altre” culture.

AMBITO CULTURALE E VERITA’
Il cervello umano ha la capacità di riflettere non solo sui fatti e gli avvenimenti in corso, ma pure su avvenimenti passati. Il valore scientifico dello studio storico riguarda la capacità di “trasmettere informazioni”, in qualche modo, già conosciute. Si può parlare di trasmissione di cultura, in senso lato. Le tradizioni di una popolazione, le esperienze, positive o meno dei genitori, la scuola hanno questo particolare valore. Il cervello umano, tuttavia, ha pure la capacità di “progettare” il futuro. Posso, così, pensare di realizzare, ad esempio, un ponte per attraversare un fiume. Posso pure prevedere a quali ostacoli potrei incorrere, rielaborando sempre meglio il mio progetto. Solo in seguito agirò per costruire quel ponte. Se dovessi incontrare ostacoli che non avevo previsto, immagazzinerò tali informazioni. Acquisita tale esperienza, posso trasmettere questa nuova conoscenza ad altri. In tal modo la generazione successiva potrebbe avere migliori capacità di realizzare ponti. Il cervello umano può pure riflettere su se stesso, sui concetti, e non solo su aspetti pratici. Può ampliare tali concetti. Non essendo onnisciente, l’uomo cerca di scoprire il “perché” degli avvenimenti, naturali o sociali. In altre parole ricerca, mediante la riflessione, la “verità” degli avvenimenti, dei concetti, delle esperienze e, paradossalmente, degli errori: “Ho sbagliato in quella situazione perché …”. In tal modo cerca di comprendere se stesso, il mondo circostante, il mondo della cultura e del raziocinio, gli aspetti sociali, …

CONTROLLO, AUTOCOSCIENZA E “BENE”

Sicuramente l’aspetto correlato al controllo del proprio corpo e all’autocoscienza è di non sempre immediata comprensione. Gli studiosi del cervello si riferivano, tempo fa, ad un “cervello rettiliano” con, sovrapposto, un “cervello mammaliano”. Il cervello razionale sovrastava al cervello più istintivo, primitivo, se così si può dire. Il cervello istintivo, tuttavia, non è scomparso, ma solo sottostante. È per tale motivo che l’uomo ha dovuto, nella sua tradizione e nella sua storia, giungere a definire leggi e regole di “allo-controllo”. È una legge esterna che mi controlla. L’uomo non è completamente autonomo. Riflettendo, tuttavia, sulla personale autocoscienza, si giunge a definire come utili gli aspetti di altruismo. Essere altruisti, oltre a produrre dopamina, e, quindi, a “essere felice”, mi torna vantaggioso. Si tratta, secondo alcuni studiosi, di portare la società umana ad essere simile alla società dei bonobo. “Il bonobo è l’evoluzione dell’uomo” diceva un cantante. Più semplicemente se mi autocontrollo, nei diversi ambiti, risulta che le mie azioni sono considerate “buone”, “bene”. In particolare, se ho autocoscienza delle mie azioni e delle ripercussioni delle mie azioni sugli altri, appare, seppur non sempre, immediato come le condotte considerate buone siano quelle che possono procrastinare la mia gratificazione, senza ledere la possibilità di gratificazione degli altri. È evidente come “bontà” e “giustizia” siano correlate. La scienza, attualmente, non avendo ben compreso cosa si intenda con autocoscienza, è ferma a queste riflessioni.

sistema nervoso (appunti - prima parte)

Gentilissimi,
riprendiamo ad inserire gli appunti sul sistema nervoso, e, comunque, gli appunti dispersi del Vostro blog preferito. Si tratta di una prima parte di appunti


IL SISTEMA NERVOSO

INTRODUZIONE
L’organismo umano, nelle funzioni essenziali per la propria esistenza, necessita di un continuo controllo sia nelle relazioni con quanto lo circonda sia in relazione  alle funzioni interne del proprio corpo. Adibito a tale controllo è il sistema nervoso. La principale cellula che forma i tessuti nervosi è il neurone.
NEURONE

La cellula nervosa è detta neurone. Esso è formato da prolungamenti, i dendriti. Questi prolungamenti sono in comunicazione con altri neuroni. Il corpo cellulare vero e proprio contiene il nucleo della cellula, anche se il neurone, con esclusione, secondo studi recenti, dei neuroni mirror, non ha capacità di rigenerazione. Il fattore di rigenerazione dei tessuti nervosi è stato scoperto da Rita Levi Montalcini. I neuroni mirror, o neuroni specchio, sono i circuiti cerebrali che determinano la capacità umana di capire le emozioni altrui. Sono stati scoperti da Giacomo Rizzolatti. Secondo studi recenti, anche l’apprendimento avviene osservando gli altri. Il prolungamento più importante è l’assone, da cui passano gli impulsi elettrici. Esso è rivestito da guaine protettive. Al termine degli assoni sono ramificazioni dette giunti sinaptici o sinapsi. Ogni sinapsi finisce con una sorta di rigonfiamento o bottone. Qui l’impulso elettrico si trasforma in impulso chimico grazie a sostanze particolari chiamate neurotrasmettitori. I neurotrasmettitori passano poi ai dendriti di altri neuroni, sino a giungere, eventualmente, al cervello, ove i messaggi sono decifrati. Tra i principali neurotrasmettitori è la dopamina. Nei primi mesi di vita il numero di neuroni presenti nel neonato è enorme. In seguito molti si atrofizzano, altri invece si collegano in circuiti sempre più funzionali, organizzati e funzionanti. Tramite tali circuiti è possibile la trasmissione culturale e l’apprendimento. Inoltre questi circuiti sono, in qualche modo, “allenabili”, ossia è possibile attivarli e indurli a produrre nuovi dendriti e giunti. È pure possibile allenare la propria memoria, come, ad es., nelle stringhe di cifre, oppure nello studio scolastico. Tuttavia taluni circuiti si possono formare soltanto in determinate fasce di età. Imparare a memoria le tabelline, come di recente si è scoperto, si può fare solo dai 7 ai 10 anni. Il periodo di riorganizzazione termina attorno ai 26-28 anni circa.


 Struttura dei neuroni
La particolare forma del neurone aumenta la capacità di velocizzare la trasmissione, lungo l’assone, degli impulsi elettrici, sia provenienti dagli organi di senso sia dal cervello.

ENCEFALO
L’encefalo è suddiviso in cervello, cervelletto e midollo allungato. Il cervello è diviso in due emisferi da un solco. La parte superficiale, o corteccia,  formata da sostanza grigia, mostra convoluzioni dette lobi. Ad ogni lobo corrisponde, sebbene non in maniera esclusiva, una particolare funzione cerebrale. Se svolgessimo il cervello “stirandolo” esso occuperebbe una superficie pari ad uno stadio di calcio. È quindi facilmente comprensibile come siano numerosissimi i neuroni e quanti circuiti siano teoricamente possibili nell’uomo. Il cervelletto è adibito al controllo dei movimenti e all’equilibrio. Al midollo allungato si riferisce il sistema nervoso autonomo.


giovedì 18 dicembre 2014

memoria e apprendimento

Gentilissimi,
ho notato, con raccapriccio, che sono spariti gli appunti sul Sistema nervoso, sulla memoria e l'apprendimento, su altri argomenti.
La signorina GAD e la CE, presumo Lerner e Guevara, hanno chiesto di ripristinare tali appunti. Poco per volta procederemo. EccoVi la prima parte. Argomento: "Memoria e apprendimento".
Gli appunti sono rivisti e corretti. Sappiate che, comunque, sono presenti altri approfondimenti su tali argomenti. E' sufficiente una semplice ricerca sullo stesso blog. Una Nonna Ricercatrice

La memoria
La memoria è il formidabile mezzo utilizzato dal nostro cervello. Esso ci permette di ricordare parole, avvenimenti, volti, persone, numeri, indirizzi, cose, musiche, canzoni, film, storie, emozioni, notizie, idee, concetti, odori, sapori, eccetera.
La memoria può essere di quattro tipi:
  • Memoria “sketchpad” (non intensa, di brevissima durata, legata ai cinque sensi): quando osservo i miei compagni di classe, se non avviene nulla di particolare, e se non sono particolarmente interessata ad alcuno di essi, non ricordo la loro posizione personale. Al contrario, se, in una folla, è presente il ragazzo che mi interessa, sicuramente lo noterò. Tale memoria permette pure di recepire gli eventuali pericoli. Se sto camminando, e non sono concentrata in altro (discussione, problemi personali, …), difficilmente non mi accorgerò di una buca.
  • Memoria sensoriale o percettiva (intensa, ma di breve durata, legata ai cinque sensi): se metto una mano sulle braci mi ricorderò che mi sono scottato. Recentemente, in alcuni studi, è ritenuta parte della memoria personale. La memoria personale riguarda tutti gli aspetti che, avendomi, in qualche modo, colpito durante la mia esperienza di vita, sono passati alla memoria a lungo termine. A volte sono facilmente “richiamabili”, mentre in altre occasioni “sorgono” alla memoria senza che, volontariamente, si cerchi di ricordare. Nella memoria personale sono contemplati suoni, odori, gusti, oltre che persone, situazioni, parole, …
  • Memoria di lavoro, di compito o di breve durata: in alcuni studi è chiamata, a mio avviso non propriamente, come “memoria procedurale” (che è quasi come una lavagna su cui si possono scrivere da 4 a 7 voci o concetti indipendenti per volta): mi permette di passare dalla procedura al metodo. La memoria di metodo mi permette di svolgere un lavoro senza che, direttamente, debba impegnare risorse e sforzi, con un consumo di energia utilizzato per altre mansioni. Riesco, una volta che ho imparato, a guidare e parlare con chi mi sta accanto. Non riesco, tuttavia, e nemmeno lo posso imparare, a parlare usando il telefonino e, contemporaneamente, guidando. La conversazione al cellulare interferisce con i neuroni e con la memoria di metodo. Se, tuttavia, si usa l’auricolare, oppure il vivavoce, è come se parlassi con chi mi è accanto. Una volta che ho imparato correttamente un procedimento (allacciarsi le scarpe, risolvere una espressione) non devo ogni volta ripassarlo. Un particolare tipo di memoria “di metodo”, a volte non conscia, è la memoria detta “calendariale”. Chi ne è in possesso riesce a calcolare, in qualche modo, a quale giorno della settimana corrisponda una certa data.
  • Memoria a lungo termine (richiede la registrazione cosciente di informazioni significative): mi consente di richiamare alla mente avvenimenti e/o concetti significativi. È evidente che sono significativi per me. Se la geografia non mi interessa, ben difficilmente mi ricorderò le città del Brasile, se non per altri significati, avvenimenti, concetti (Carnevale di Rio, squadre di calcio, turismo, miniere). Secondo alcuni studiosi, precisamente si può parlare di memoria culturale se essa riguarda aspetti “registrati a lungo termine” dopo studio e apprendimento.
Per studiare è necessario attivare sia la memoria di lavoro sia la memoria a lungo termine. Gli atteggiamenti che favoriscono l’apprendimento, oltre a quelli sotto riportati, sono essenzialmente due:
  • Reiterazione: la ripetizione di un esercizio, una procedura, un compito favorisce l’apprendimento. Si tratta, in qualche modo, di effettuare una simulazione prima di procedere col compito assegnato. Nelle prime fasi di reiterazione sarebbe opportuno osservare un esperto mentre compie correttamente lo stesso lavoro (o lo stesso esercizio). In tal modo i neuroni mirror permettono di imparare, semplicemente prestando attenzione all’esperto. Solo in seguito provo a svolgere quel compito, quell’esercizio;
  • Immedesimazione: in caso di problemi “astratti”, oppure poco direttamente correlati al proprio vissuto personale, può essere efficace apprendere per immedesimazione. In altre parole “faccio finta” di essere io la protagonista di quel problema, di quella situazione, di quella procedura, di quel compito. Ciò avviene, ad esempio, nel problem solving, come pure nella esposizione di una poesia. Se mi immedesimo con l’autore, sarà più facile comprendere, almeno in forma embrionale, ciò che quell’autore voleva trasmettere. Rimanere coinvolti nella lettura di un libro, avvenimento che, mi auguro, sia capitato pure a Voi, avvantaggia evidentemente la lettura, sia nella velocità sia nella comprensione del testo.
 L’apprendimento, inoltre, funziona ogniqualvolta utilizziamo un percorso a tappe di questo tipo:

La memoria non funziona se si interrompe la catena in qualche punto.
§ NECESSITA’ – INTERESSE: se devo passare un esame, oppure se mi interessa un argomento, faticherò meno nell’apprendere ciò che mi serve
§ MOTIVAZIONE: è dipendente dalla volontà del singolo che apprende. Se voglio, imparo. La motivazione deve essere personale, del singolo individuo. Se sto annegando sono motivato a comprendere come funziona un giubbotto salvagente
§ ATTENZIONE: è fondamentale prestare attenzione, osservando, ascoltando e registrando, mentalmente o in altro modo, azioni, dati, concetti, fenomeni. Se sono innamorato presterò sicuramente attenzione alla ragazza che mi interessa. Il livello di attenzione massimo può durare sino a 45 minuti, tuttavia è sufficiente un breve lasso di tempo, 2-3 minuti di pausa, anche se sarebbe più opportuno che i minuti siano un terzo, ossia 10-15, per riprendere, seppure con appena minore intensità, l’attenzione. L’attenzione si può allenare, come dimostrano esperienze su agenti notturni. In questo caso si può protrarre sino a 85-90 minuti. Dopo 90 minuti la pausa di riposo deve essere necessariamente maggiore di 15 minuti
§ CONCENTRAZIONE: le distrazioni sensoriali, non facilmente eliminabili se esterne, tolgono concentrazione. È possibile tuttavia che una forte motivazione ed un forte interesse per quanto si sta facendo sopprimano “in sottofondo” tutti gli stimoli sensoriali ininfluenti al lavoro da svolgere. Un carabiniere che sta compiendo una manovra salvavita non presta la minima attenzione al traffico. Per questo motivo, solitamente, le pattuglie sono da due persone, con compiti differenti
§ ORGANIZZAZIONE: se devo studiare e non ho il materiale necessario, ben difficilmente potrò concentrarmi, in quanto il mio interesse, primariamente, sarà quello di reperire il materiale adatto o un materiale utilizzabile. Appare altresì evidente, come nelle leggi di Murphy, come ogni oggetto, all’occorrenza, si possa trasformare in martello. Se devo guidare lo scooter e non ho messo carburante, molto difficilmente non faticherò. Se non ho preso appunti e non ho il libro di testo (magari, con un foglio bianco per mappe concettuali e riassunti o schemi), non so cosa devo ESATTAMENTE studiare. Se non conosco ESATTAMENTE il significato delle parole che sto leggendo difficilmente comprenderò come si compongono i pezzi della nuova Play Ikea
Un suggerimento, almeno nel lavoro in classe, può essere dato dall’acronimo CIACK
CONCENTRAZIONE – IMPEGNO – ATTENZIONE – CONGRUENZA – COSTANZA (k)
Per “impegno” si intende lo sforzo, le energie impiegate per l’apprendimento. L’impegno coinvolge sia la motivazione sia il non prestare attenzione ai fattori “disturbanti”.
Per “congruenza” si intende il mantenimento dello stesso atteggiamento, e delle stesse procedure, per l’esecuzione del medesimo compito. Questo comporta una parte di controllo del proprio lavoro. Se sbaglio due volte allo stesso modo, più facilmente potrò eliminare quell’errore, se esso non è già diventato “procedurale” o “di metodo”. So dove ho sbagliato, quindi presterò maggiore attenzione a quel passaggio, a quella fase del lavoro


venerdì 12 dicembre 2014

ancora sulle relazioni scientifiche

Gentilissimi,
rispondo, mediante questo post, ad una richiesta di Cicio Baila. Come si redige una relazione scientifica? In particolare sulle piante come si procede?
Ovviamente, come ho già scritto in precedenti post, pubblicati dal 12 marzo 2013 sul piede di pellicano (controllate pure la relazione sulla chitarra!) i passaggi da svolgere dipendono, almeno in parte, dall'argomento della relazione. Alcuni punti, tuttavia, sono comuni a tutte le tipologie di relazione. Per le spiegazioni, Vi rimando a quanto già detto sui precedenti post. I titoletti proposti NON devono essere trascritti nella relazione. Gli unici titoletti obbligatori saranno scritti COSI'
Andiamo con ordine:
* AUTORE
* ANNO
* TITOLO
* INTRODUZIONE
* SUMMARY
* IMMAGINI
* DIDASCALIA
* CLASSIFICAZIONE
* HABITAT
* DESCRIZIONE
La descrizione comprende i seguenti aspetti, ovviamente correlati da opportune unità di misura:
- RADICI
- FUSTO,TRONCO, STELO O CAULE
- FOGLIE
- FIORI
- FRUTTI
- SEMI
- RIPRODUZIONE
Per ora è tutto! Fine della prima parte. NR

martedì 2 dicembre 2014

oetzi

Gentilissimi,
La Sconosciuta ha chiesto informazioni sulla mummia del Similaun, ossia su Oetzi.
Non ho ritrovato notizie recentissime, in proposito. Lascio, tuttavia, a Lei e a Voi, una serie di link, sufficientemente semplici, per approfondire le Vostre conoscenze. Nel wikilink, in fondo, nelle Note, sono riportati ulteriori siti di riferimento, non sempre precisi scientificamente, seppur improntati ad una divulgazione, a volte, "spettacolare" o "di impatto".
Ecco, comunque, i link in oggetto:

oetzi 1

oetzi 2

oetzi 3 - wikilink

oetzi 4

Buona lettura! NR

P.S.: Il nonno di Oetzi era all'asilo con me, nei mezzani! Nonna Rosa

martedì 18 novembre 2014

80 anni di falsificabilità

Gentilissimi,
alla fine di questo anno, penso sia utile celebrare, seppur con limiti e "disavventure", il criterio di falsificabilità proposto da Popper anni or sono. Vi lascio, in lettura, un articolo, non recentissimo, su questo anniversario. La lettura non è semplicissima, tuttavia, con un poco di pazienza, Vi sarà possibile apprezzare il "cambio di visuale" che Popper ha apportato alla metodologia scientifica. L'articolo, di Cristina Da Rolt, è tratto, e parzialmente modificato ,dalla newsletter Scienzainrete. Buona lettura! NR

ARTICOLO SCIENZAINRETE: FILOSOFIA DELLA SCIENZA
Ottant'anni di falsificazione Cristina Da Rold  Freelance journalist & scientific communicator
Nella prefazione all'edizione Einaudi della Logica della scoperta scientifica, il filosofo della scienza Giulio Giorello definisce Karl Popper un “buon soldato”, riprendendo la storia, già citata dallo stesso Popper, di quel soldato che scoprì che tutto il suo battaglione, tranne lui, non marciava al passo. “Un soldato”, dice Giorello, “che non marcia con gli altri. Quest'anno ricorrono gli 80 anni esatti dalla pubblicazione, a Vienna, della più celebre tra le opere popperiane, e i 40 anni della sua Autobiografia intellettuale, che hanno rappresentato un giro di volta nella filosofia della scienza. Un volume corposo, la Logik der Forschung, che include le principali tesi popperiane, poi riviste in opere successive, come il celebre Poscritto, prima fra tutte quella che passerà alla storia come falsificazionismo. La Logica della scoperta scientifica non ci interessa, oggi, dopo 80 anni dalla sua pubblicazione, come opera innovativa: la filosofia della scienza successiva, di Imre Lakatos e Paul Feyerabend, solo per citarne alcuni esempi, ha messo in evidenza i limiti e le debolezze di questo sistema. Rimane, al contrario, un esempio folgorante, per chi riflette non solo sui risultati della scienza ma sul suo procedere, di rivoluzione del modo di concepire il problema della conoscenza, dell'episteme, cioè  dell'epistemologia. L'epistemologia per Popper è, infatti, teoria del metodo; detto in altri termini, porsi la domanda “come l'uomo conosce” significa interrogarsi sul metodo attraverso cui quella che definiamo conoscenza procede. “È un errore enorme teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il viceversa.”. A pronunciare questa frase non fu un filosofo della scienza, ma uno dei più celebri investigatori mai tratteggiati da una mente umana: Sherlock Holmes, anche se questo pensiero potrebbe essere attribuito, senza sforzo, al filosofo viennese.  Il compito della logica della conoscenza, spiega Popper, è quello di fornire un'analisi logica di questa procedura, ovvero analizzare il metodo delle scienza empiriche. Insomma, la teoria della conoscenza è teoria dell'esperienza. Il che non è affatto banale, se pensiamo a qual era il pensiero filosofico dominante nei primi anni Trenta del secolo scorso, ovvero il Neopositivismo del Circolo di Vienna, secondo cui la logica dell'induzione rappresentava lo strumento conoscitivo per eccellenza. Oggi è nota, anche al grande pubblico, la storiella del pollo che, avendo vissuto, giorno dopo giorno, nell'abbondanza di viveri che il suo padrone non mancava di portargli ogni giorno, si era persuaso, convinzione che si rivelò tragicamente fallace, che così sarebbe stato per il resto dei suoi giorni, mentre finì per arricchire, suo malgrado, il banchetto dei suoi padroni la vigilia di Natale. Ebbene, il pollo non fece altro che applicare il principio di induzione, secondo cui il fatto che un evento si sia già verificato un certo numero di volte giustifica la convinzione che tale evento continui ad accadere in futuro. In termini di logica matematica, il principio di induzione dice che se una proprietà P vale per un certo numero naturale k, una volta verificatosi che P vale per un numero n minore o uguale a k, qualsiasi esso sia, e per il suo successivo, allora sarà lecito inferire che la proprietà P vale anche per tutti i numeri naturali maggiori o uguali di k. Parafrasando e semplificando, se come k prendiamo il numero 8, e se la proprietà P “essere nero” vale prima per 6 e poi per 7 corvi, allora è lecito derivare che varrà anche per 9, 10 o più corvi, fino a inferire che la proprietà “essere nero” vale per tutti i corvi. Ebbene, secondo Popper il metodo induttivo non è il metodo della scienza, perché, anche qualora i casi in cui un evento si verifichi siano moltissimi, ciò non giustificherebbe automaticamente il verificarsi dell'evento, o il possedere o meno una certa proprietà, anche in futuro. Ciò che Popper propone, al posto del metodo di procedere induttivo, è il metodo della demarcazione, basato sul falsificazionismo. “Il compito cruciale di qualunque epistemologia che non accetti la logica induttiva dev'essere il trovare un criterio di demarcazione accettabile”, scrive nei primi paragrafi dell'opera, e l'unica strada, l'unico metodo percorribile per classificare quale sia un'asserzione scientifica e quale no è proprio il falsificazionismo, cioè la possibilità che questa asserzione venga, in qualche modo, falsificata. Sono accettabili, dunque, come scientifiche solo le asserzioni che possono essere empiricamente falsificabili, e solo questo basterebbe per cogliere il profondo scarto con la filosofia del Wiener Kreis, Hans Reichenbach in testa, che riteneva, al contrario, che fossero da ritenersi scientifiche solo le asserzioni verificabili, lasciando però aperto il problema di come dovevano essere considerate tutte le asserzioni non verificabili empiricamente. Inoltre, e questo è un secondo aspetto di passaggio rispetto al pensiero neopositivista, il falsificazionismo è sì un criterio di demarcazione, ma metodologico, non di significato. Detta in altri termini, non discrimina ciò che ha significato da ciò che non lo ha, ma all'interno, per esempio, di due proposizioni entrambe significanti demarca quella che è una proposizione scientifica da quella che non lo è. Per Popper, tuttavia, non tutte le asserzioni sono falsificabili. In particolare non lo sono quelle che, in logica, si chiamano asserzioni strettamente esistenziali, come per esempio “Esiste almeno un corvo che non sia nero”. Per Popper falsificare questo tipo di asserzione non è possibile e dunque frasi come queste non sono considerabili come empiriche, ma metafisiche, che sfuggono, dunque, alla presa della conoscenza. Un ultimo aspetto che rende la Logica della scoperta scientifica una sorta di punto di non ritorno per la filosofia della scienza contemporanea è la proposta di considerare l'oggettività come intersoggettività, ovvero una “verità scientifica” è oggettiva se è passabile di controllo intersoggettivo. Ed è questo che non convinceva Popper della correttezza dell'interpretazione di Heisenberg della Teoria dei Quanti, che, secondo il filosofo viennese, “oscillava tra approccio soggettivistico e oggettivistico” e, perciò, “non ha purificato la teoria quantistica dai suoi elementi metafisici.”. Critica all'induzione, problema della demarcazione, falsificazionismo, elogio dell'ipotesi, oggettività come intersoggettività: a 80 anni dalla sua pubblicazione la Logica della scoperta scientifica rappresenta, ancora oggi, uno degli snodi più significativi per la storia della scienza del Novecento.
(26 maggio 2014)


lunedì 17 novembre 2014

gli autori di un articolo scientifico

Gentilissimi,
la signorina AS Angel's, che, presumibilmente, NON dovrebbe essere una delle Charlie's Angels, ha chiesto in quali articoli scientifici sono presenti un maggior numero di coautori.
Solitamente si verifica che, per grandi ricerche, come, ad esempio, quelle di fisica delle particelle, le competenze e gli interventi richiesti per gli esperimenti, del CERN e non solo, siano veramente numerosi e molteplici. Altri campi di indagine che comportino numerosi autori sono quelli che hanno, per argomento, ampie zone di indagine, oppure ampi argomenti di interesse. Non sono a conoscenza di articoli relativi. Penso, tuttavia, che una indagine sul regno dei Funghi in Europa, se svolto adeguatamente, debba, per forza di cose, avere un numero non esiguo di autori. Allo stesso modo una indagine sul rischio idrogeologico in Italia sicuramente non deve essere uno studio di semplice indagine e con pochi autori.
Se, al contrario, vogliamo conoscere l'articolo scientifico con il maggior numero di autori effettivamente pubblicato, dovremmo rivolgerci agli Annali della Scienza Improbabile. In Italia un resoconto degli Annales è stato pubblicato per la collana "Saggi rossi" dall'editore Garzanti, nel 1999. Il libro, dal titolo "La scienza impossibile", riporta, tra l'altro, lo sconvolgente articolo "Effetti del burro di arachidi sulla rotazione terrestre", con quasi 200 autori. il testo dell'articolo, al contrario, è solo di due righe. Chiedo scusa se cito per esteso il testo dell'articolo, sperando di non mancare di rispetto col copyright:

"Per quanto è stato possibile determinare, il burro di arachidi non ha alcun effetto sulla rotazione terrestre.".

Grazie mille, e non sto parlando del numero di autori.

Se riuscite a rintracciare il libro, senza alcun dubbio, e se volete divertirVi un poco, acquistatelo o fateVelo regalare. E' veramente divertente.
NR

lunedì 13 ottobre 2014

tarassaco (bis)

Gentilissimi,
dopo il Nostro George, è la volta di "3 KM WIN", detta pure Nest Freemark, che, sempre in tema di tarassaco, propone altre fotografie.
Questa volta la richiesta è alimentare.
Nest (preferisco Nest al codice a barre "3 KM WIN") chiede se sia possibile assaggiare il tarassaco. La risposta è affermativa.
Esistono molte ricette a base di tarassaco. Ve ne propongo una, semplice, o quasi.
Vi ricordo che, se volete occuparVi di fitoalimurgia, ossia della alimentazione mediante raccolta di erbe, foglie, bacche e frutti selvatici, è opportuno prelevare il materiale commestibile in zone assolutamente non inquinate e il più possibile lontane da strade con traffico. Inoltre è meglio, oltre a lavare e pulire bene le foglie che vorremmo mangiare, passarle in bicarbonato prima di consumarle.
Ulteriore consiglio è di raccogliere, trovata una zona di raccolta "valida", esclusivamente la quantità di erbe che intendiamo consumare, per non depauperare lo strato erbaceo, o le bacche.
Con il tarassaco sono possibili differenti ricette e piatti.
Ultimamente ho scoperto che i bocciuoli si possono candire.
In letteratura è possibile ritrovare pure il "vino di tarassaco", da imbottigliare in estate, e stappare, come rimedio contro la tristezza invernale, quando vogliamo ritrovare un poco di "sole caldo", o un sentore d'estate.
L'insalata di tarassaco e margheritine, utilizzandone le foglioline più tenere e giovani, e non utilizzando lo stelo del tarassaco, amarognolo e "lattigginoso", condita a dovere con limone o aceto, era utilizzata dai nostri nonni in periodi di carestia. con le stesse erbe i butteri toscani facevano, o forse fanno ancora, il brodino detto "acqua cotta", almeno così mi pare di ricordare.
Ed ora la Ricetta della nonna Rosa:

Prendete un paio di manciate di foglioline tenere di tarassaco. Pulite e mondate bene. Fate sobbollire le foglie in acqua salata. Non appena la consistenza diventa "a spinacio", togliete dal bollore. Fate asciugare le foglie, scolandole. Pressatele tra le mani (pulite, mi raccomando!), sino ad ottenere delle piccole polpettine di foglie. Formate un piccolo buchetto nella polpettina. Riempite con piccoli pezzetti di scamorza dolce e chiudete la polpetta. Impanate, meglio con impanatura doppia. Friggete in poco olio. Usate panno assorbente per togliere l'olio in eccesso. Servite, eventualmente con condimento a scelta (olio e aceto, oppure pomodoro e peperoncino, ad esempio). Fatemi poi sapere.

Ed ora le fotografie di Nest Freemark. E se non sapete chi è Nest Freemark, leggete, o rileggete, i libri fantasy di Terry Brooks.
Dubito, e spero, che sia solo un "nome de plume" e non la Nest che ricordo.


Il tarassaco ha foglie a rosetta basale


Foglie di tarassaco per insalata


Una nonna grata, sia a George sia a Nest! NR

tarassaco

Gentilissimi,
due lettori del Vostro blog preferito hanno inviato fotografie di fiori di tarassaco.
Il primo lettore chiede cosa altro si potrebbe fotografare.
Rispondo, inizialmente, a George Pungibuoi. Innanzitutto: sei proprio sicuro che il cognome sia corretto?
A mio avviso ogni fotografia naturalistica dovrebbe essere corredata da data e località in cui è stata effettuata la foto. Sarebbe utile, inoltre, mettere il nome e il cognome corretti. Questo in quanto, come si dovrebbe correttamente fare, di ogni fotografia e immagine non nostra, usata tuttavia da noi, non per motivi di lucro, deve essere indicato l'autore, comprensivo di anno di pubblicazione o realizzazione. In assenza di copyright, o di indicazioni precise, è sempre utile riportare il sito preciso da cui è stata tratta la foto o l'immagine.
Se la fotografia è stata scattata da noi, è sufficiente indicare il proprio cognome, con iniziale del nome, oltre all'anno di realizzazione. Se la fotografia è inserita in una relazione scientifica, è sufficiente l'indicazione "fotografia dell'Autore".
Cosa fotografare? Poiché la fotografia è, principalmente, una osservazione, a mio avviso sono validi i consigli per una corretta Osservazione.
Come deve essere, nel metodo sperimentale, una Osservazione scientifica? "Attenta, interessata, accurata", dice il vademecum del perfetto scienziato. In altre parole: qualsiasi corpo, fenomeno, fatto scientifico che Ti interessi. Interessata, appunto! Sembra Ti interessino i fiori, quindi continua con i fiori!
Inoltre, affinché la Tua fotografia sia migliore, sarebbe opportuno che l'immagine presenti pure dettagli ben visibili. Magari mediante un'altra fotografia. Accurata, appunto! Complimenti per la foto del bocciolo, appunto accurata e attenta (vedi spiegazione sottostante).
Per quanto riguarda "attenta", dipende dall'occhio del fotografo. Sarebbe meglio non pubblicare foto in cui siano presenti oggetti non inerenti, persone, cartacce, Sarebbe utile pure, prima della fotografia, mettere vicino all'oggetto di indagine un righello, o un altro oggetto come una matita, come paragone per le dimensioni.
Ecco la fotografia del Nostro George.

 
Bocciolo di tarassaco con brattee


Nel prossimo post le fotografie di 3 km win, con spiegazioni eventuali. Certo che "3 KM WIN" è un nickname alquanto strano! Nonna Rosa