sabato 27 dicembre 2014

approfondimento sulla memoria personale

Gentilissimi,
in un precedente post abbiamo parlato delle differenti tipologie di memoria. EccoVi un recente articolo, tratto dalla newsletter Le Scienze, relativo alla memoria episodica, o memoria personale. L'articolo propone che tale memoria si attivi tramite rete di neuroni nell'ippocampo. Personalmente, viste le recenti scoperte in tale ambito, propendo per le reti di neuroni, mentre ho qualche perplessità a parlare di "aree" di neuroni. Anche dal punto di vista didattico penso sia preferibile "allargare" gli orizzonti di una disciplina, piuttosto che definire il contorno di tale disciplina. Del resto, anche dal punto di vista delle competenze, pur con perplessità sulla loro definizione ed elenco, in effetti, i collegamenti tra discipline diverse sono importanti. Tale, tuttavia, è solo una mia personale opinione, per quel che essa conta. Buona lettura! NR, nonna ricordante!

memoria neuroscienze
Una "piccola" rete diffusa per la memoria episodica
© KTSDESIGN/Science Photo Library/Corbis
Gli eventi recenti sono codificati nell'ippocampo, in reti diffuse di neuroni, ognuna delle quali impegna circa il due per cento delle cellule di quella struttura cerebrale. Questo modello di codifica dei ricordi, già ipotizzato sulla base di modelli neurocomputazionali, è stato confermato da una ricerca, che ha monitorato l'attività di quella struttura cerebrale a livello di singoli neuroni (red)
La memoria episodica, ossia la memoria degli eventi della vita, è conservata in reti distribuite di neuroni, ciascuna delle quali impegna una piccola frazione di neuroni dell'ippocampo; in queste reti, ogni singolo neurone partecipa alla codifica di un numero ridotto di ricordi. Questa struttura di archiviazione della memoria episodica era stata ipotizzata in alcuni studi di tipo neurocomputazionale, e una prima conferma sperimentale arriva da una ricerca, condotta da un gruppo di neuroscienziati dell'Università della California, a San Diego, e del Barrow Neurological Institute, a Phoenix, in Arizona.

© Science Photo Library/Corbis
La regione cerebrale su cui si è più concentrato lo studio, spiegano John T. Wixted, Peter N. Steinmetz e colleghi, nell'articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, è stata l'ippocampo, perché precedenti studi avevano dimostrato che la capacità di formare memorie episodiche in rapida successione dipende, in modo essenziale, da quest'area, anche se le modalità di codifica dei ricordi non era stata appurata. I ricercatori hanno monitorato l'attività dell'ippocampo, a livello di singoli neuroni, in nove pazienti a cui erano stati impiantati schiere di elettrodi per definire la posizione di una lesione epilettogena. Ai pazienti sono state mostrate, in momenti successivi, due liste di parole, la seconda delle quali conteneva sia parole nuove sia parole presenti nell'elenco precedente. Queste ultime, e solo queste, attivavano fortemente reti di neuroni nell'ippocampo, indicando che era quella struttura a conservare il ricordo di averle già viste.  I ricercatori hanno inoltre osservato che il ricordo di ciascuna di queste parole impegnava una percentuale molto piccola di neuroni, che si distribuivano in modo diffuso, come una rete, in buona parte dell'ippocampo.  Il fatto che un evento coinvolga solo una piccola frazione delle cellule dell'ippocampo non significa però che il loro numero assoluto sia ridotto: ogni evento è infatti codificato in alcune centinaia di migliaia di neuroni. La perdita di uno o pochi neuroni coinvolti in un ricordo ha quindi un impatto trascurabile sulla capacità di una persona di ricordarlo. Il prossimo passo della ricerca sarà determinare se lo stesso tipo di codifica sia usato per memorizzare le immagini delle persone e dei luoghi.
(17 giugno 2014)


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