giovedì 18 dicembre 2014

memoria e apprendimento

Gentilissimi,
ho notato, con raccapriccio, che sono spariti gli appunti sul Sistema nervoso, sulla memoria e l'apprendimento, su altri argomenti.
La signorina GAD e la CE, presumo Lerner e Guevara, hanno chiesto di ripristinare tali appunti. Poco per volta procederemo. EccoVi la prima parte. Argomento: "Memoria e apprendimento".
Gli appunti sono rivisti e corretti. Sappiate che, comunque, sono presenti altri approfondimenti su tali argomenti. E' sufficiente una semplice ricerca sullo stesso blog. Una Nonna Ricercatrice

La memoria
La memoria è il formidabile mezzo utilizzato dal nostro cervello. Esso ci permette di ricordare parole, avvenimenti, volti, persone, numeri, indirizzi, cose, musiche, canzoni, film, storie, emozioni, notizie, idee, concetti, odori, sapori, eccetera.
La memoria può essere di quattro tipi:
  • Memoria “sketchpad” (non intensa, di brevissima durata, legata ai cinque sensi): quando osservo i miei compagni di classe, se non avviene nulla di particolare, e se non sono particolarmente interessata ad alcuno di essi, non ricordo la loro posizione personale. Al contrario, se, in una folla, è presente il ragazzo che mi interessa, sicuramente lo noterò. Tale memoria permette pure di recepire gli eventuali pericoli. Se sto camminando, e non sono concentrata in altro (discussione, problemi personali, …), difficilmente non mi accorgerò di una buca.
  • Memoria sensoriale o percettiva (intensa, ma di breve durata, legata ai cinque sensi): se metto una mano sulle braci mi ricorderò che mi sono scottato. Recentemente, in alcuni studi, è ritenuta parte della memoria personale. La memoria personale riguarda tutti gli aspetti che, avendomi, in qualche modo, colpito durante la mia esperienza di vita, sono passati alla memoria a lungo termine. A volte sono facilmente “richiamabili”, mentre in altre occasioni “sorgono” alla memoria senza che, volontariamente, si cerchi di ricordare. Nella memoria personale sono contemplati suoni, odori, gusti, oltre che persone, situazioni, parole, …
  • Memoria di lavoro, di compito o di breve durata: in alcuni studi è chiamata, a mio avviso non propriamente, come “memoria procedurale” (che è quasi come una lavagna su cui si possono scrivere da 4 a 7 voci o concetti indipendenti per volta): mi permette di passare dalla procedura al metodo. La memoria di metodo mi permette di svolgere un lavoro senza che, direttamente, debba impegnare risorse e sforzi, con un consumo di energia utilizzato per altre mansioni. Riesco, una volta che ho imparato, a guidare e parlare con chi mi sta accanto. Non riesco, tuttavia, e nemmeno lo posso imparare, a parlare usando il telefonino e, contemporaneamente, guidando. La conversazione al cellulare interferisce con i neuroni e con la memoria di metodo. Se, tuttavia, si usa l’auricolare, oppure il vivavoce, è come se parlassi con chi mi è accanto. Una volta che ho imparato correttamente un procedimento (allacciarsi le scarpe, risolvere una espressione) non devo ogni volta ripassarlo. Un particolare tipo di memoria “di metodo”, a volte non conscia, è la memoria detta “calendariale”. Chi ne è in possesso riesce a calcolare, in qualche modo, a quale giorno della settimana corrisponda una certa data.
  • Memoria a lungo termine (richiede la registrazione cosciente di informazioni significative): mi consente di richiamare alla mente avvenimenti e/o concetti significativi. È evidente che sono significativi per me. Se la geografia non mi interessa, ben difficilmente mi ricorderò le città del Brasile, se non per altri significati, avvenimenti, concetti (Carnevale di Rio, squadre di calcio, turismo, miniere). Secondo alcuni studiosi, precisamente si può parlare di memoria culturale se essa riguarda aspetti “registrati a lungo termine” dopo studio e apprendimento.
Per studiare è necessario attivare sia la memoria di lavoro sia la memoria a lungo termine. Gli atteggiamenti che favoriscono l’apprendimento, oltre a quelli sotto riportati, sono essenzialmente due:
  • Reiterazione: la ripetizione di un esercizio, una procedura, un compito favorisce l’apprendimento. Si tratta, in qualche modo, di effettuare una simulazione prima di procedere col compito assegnato. Nelle prime fasi di reiterazione sarebbe opportuno osservare un esperto mentre compie correttamente lo stesso lavoro (o lo stesso esercizio). In tal modo i neuroni mirror permettono di imparare, semplicemente prestando attenzione all’esperto. Solo in seguito provo a svolgere quel compito, quell’esercizio;
  • Immedesimazione: in caso di problemi “astratti”, oppure poco direttamente correlati al proprio vissuto personale, può essere efficace apprendere per immedesimazione. In altre parole “faccio finta” di essere io la protagonista di quel problema, di quella situazione, di quella procedura, di quel compito. Ciò avviene, ad esempio, nel problem solving, come pure nella esposizione di una poesia. Se mi immedesimo con l’autore, sarà più facile comprendere, almeno in forma embrionale, ciò che quell’autore voleva trasmettere. Rimanere coinvolti nella lettura di un libro, avvenimento che, mi auguro, sia capitato pure a Voi, avvantaggia evidentemente la lettura, sia nella velocità sia nella comprensione del testo.
 L’apprendimento, inoltre, funziona ogniqualvolta utilizziamo un percorso a tappe di questo tipo:

La memoria non funziona se si interrompe la catena in qualche punto.
§ NECESSITA’ – INTERESSE: se devo passare un esame, oppure se mi interessa un argomento, faticherò meno nell’apprendere ciò che mi serve
§ MOTIVAZIONE: è dipendente dalla volontà del singolo che apprende. Se voglio, imparo. La motivazione deve essere personale, del singolo individuo. Se sto annegando sono motivato a comprendere come funziona un giubbotto salvagente
§ ATTENZIONE: è fondamentale prestare attenzione, osservando, ascoltando e registrando, mentalmente o in altro modo, azioni, dati, concetti, fenomeni. Se sono innamorato presterò sicuramente attenzione alla ragazza che mi interessa. Il livello di attenzione massimo può durare sino a 45 minuti, tuttavia è sufficiente un breve lasso di tempo, 2-3 minuti di pausa, anche se sarebbe più opportuno che i minuti siano un terzo, ossia 10-15, per riprendere, seppure con appena minore intensità, l’attenzione. L’attenzione si può allenare, come dimostrano esperienze su agenti notturni. In questo caso si può protrarre sino a 85-90 minuti. Dopo 90 minuti la pausa di riposo deve essere necessariamente maggiore di 15 minuti
§ CONCENTRAZIONE: le distrazioni sensoriali, non facilmente eliminabili se esterne, tolgono concentrazione. È possibile tuttavia che una forte motivazione ed un forte interesse per quanto si sta facendo sopprimano “in sottofondo” tutti gli stimoli sensoriali ininfluenti al lavoro da svolgere. Un carabiniere che sta compiendo una manovra salvavita non presta la minima attenzione al traffico. Per questo motivo, solitamente, le pattuglie sono da due persone, con compiti differenti
§ ORGANIZZAZIONE: se devo studiare e non ho il materiale necessario, ben difficilmente potrò concentrarmi, in quanto il mio interesse, primariamente, sarà quello di reperire il materiale adatto o un materiale utilizzabile. Appare altresì evidente, come nelle leggi di Murphy, come ogni oggetto, all’occorrenza, si possa trasformare in martello. Se devo guidare lo scooter e non ho messo carburante, molto difficilmente non faticherò. Se non ho preso appunti e non ho il libro di testo (magari, con un foglio bianco per mappe concettuali e riassunti o schemi), non so cosa devo ESATTAMENTE studiare. Se non conosco ESATTAMENTE il significato delle parole che sto leggendo difficilmente comprenderò come si compongono i pezzi della nuova Play Ikea
Un suggerimento, almeno nel lavoro in classe, può essere dato dall’acronimo CIACK
CONCENTRAZIONE – IMPEGNO – ATTENZIONE – CONGRUENZA – COSTANZA (k)
Per “impegno” si intende lo sforzo, le energie impiegate per l’apprendimento. L’impegno coinvolge sia la motivazione sia il non prestare attenzione ai fattori “disturbanti”.
Per “congruenza” si intende il mantenimento dello stesso atteggiamento, e delle stesse procedure, per l’esecuzione del medesimo compito. Questo comporta una parte di controllo del proprio lavoro. Se sbaglio due volte allo stesso modo, più facilmente potrò eliminare quell’errore, se esso non è già diventato “procedurale” o “di metodo”. So dove ho sbagliato, quindi presterò maggiore attenzione a quel passaggio, a quella fase del lavoro


Nessun commento:

Posta un commento