AMBITI DI CONTROLLO
Possiamo individuare gli ambiti
nei quali il sistema nervoso dell’uomo esercita un controllo:
·
Funzioni
interne dell’organismo: sono controllate dal sistema nervoso autonomo. Potremmo parlare di controllo sul proprio corpo
·
Funzione di autocoscienza: si tratta
dell’ambito di controllo attualmente maggiormente studiato. La domanda di come
il cervello abbia autocoscienza rimane, attualmente, senza risposta, pur
essendo nella esperienza personale di ciascuno. “Dall’universo è emersa la
possibilità che la materia dell’universo studi se stessa.”.
·
ambiente
naturale: la relazione è controllata dagli organi di senso
·
ambito
sociale: la relazione è controllata sia dal sistema nervoso centrale sia
dagli organi di senso
·
ambito
culturale e del raziocinio: controllato da cervello, cervelletto e corteccia
cerebrale che controlla, pianifica e ipotizza le azioni e comunicazioni
necessarie.
Poiché l’organismo umano è
unitario, appare evidente come nei vari ambiti il livello di controllo eserciti
influenze, a volte determinanti, anche su ambiti diversi. In altre parole, ad
es., l’apprendimento (ambito culturale) può variare se “consumo energia” per
studiare con gli amici (ambito sociale).
In base a tali ambiti di
controllo è possibile individuare, anche dal punto di vista scientifico, a
quali aspetti essi facciano riferimento.
ASPETTI DI RIFERIMENTO DEGLI AMBITI DI
CONTROLLO
AMBITO SOCIALE E GIUSTIZIA
L’aspetto più facilmente comprensibile
riguarda le relazioni sociali. Sia il cervello sia gli organi di senso
controllano tale ambito. Quindi, entrando in relazione con gli altri uomini,
esercito il controllo del mio cervello, ossia di me stesso, per entrare meglio
in relazione con gli altri. Molti studi recenti ipotizzano che il senso di
altruismo nasca proprio dalla presenza dei neuroni mirror, studiati da
Rizzolatti. Il cervello umano riesce così ad entrare in “empatia” con gli altri
uomini. Tale aspetto di “altruismo empatico” porta, socialmente, ad esigenze di
GIUSTIZIA.
AMBIENTE NATURALE E BELLEZZA
Il nostro cervello percepisce
alcuni aspetti dell’ambiente che ci circonda come “belli”. Questo avviene,
inizialmente, perché alcuni rapporti sono immediatamente percepiti come
gradevoli, in particolare alla vista. Gli edifici in sezione aurea [(1 + √5) /
2] sono considerati “belli” indipendentemente dalla cultura di origine. Già
dalla analisi del numero aureo possiamo dire che, per il nostro cervello, la
bellezza è parzialmente razionale (1/2). Risulta più difficile spiegare la parte,
anche matematicamente, irrazionale. Un’altra caratteristica “matematica”
percepita come “bellezza” risiede nelle strutture frattali. Semplificando,
possiamo dire che si tratti di corpi, o oggetti, con dimensioni non intere.
Nell’ambiente naturale sono frattali la costa del mare, le nuvole, i cristalli
di neve, il fuoco. È possibile, tuttavia, “imparare” la bellezza. Ossia, in
altri termine, se naturalmente il nostro cervello percepisce come belli
determinati corpi, mediante lo studio, la cultura, l’esperienza, si ampliano le
possibilità di percepire come “belle” altre strutture. Un esempio evidente di
ciò, riferito ad altro organo di senso, è la musica. Per percepire la bellezza
di un brano jazz, ad esempio, o una sinfonia dodecafonica, è necessaria una cultura
maggiore, uno studio, una esperienza precisa, magari ripetuta, di ascolto.
Inoltre la percezione della bellezza dipende dalle tradizioni del luogo in cui
si vive: è maggiormente facile apprezzare un monumento come bello se è parte
della nostra cultura particolare. I genitori, le maestre, le nonne ci avranno
insegnato ad apprezzare “quel” tipo di monumenti e non i monumenti di “altre”
culture.
AMBITO CULTURALE E VERITA’
Il cervello umano ha la capacità
di riflettere non solo sui fatti e gli avvenimenti in corso, ma pure su
avvenimenti passati. Il valore scientifico dello studio storico riguarda la
capacità di “trasmettere informazioni”, in qualche modo, già conosciute. Si può
parlare di trasmissione di cultura, in senso lato. Le tradizioni di una popolazione,
le esperienze, positive o meno dei genitori, la scuola hanno questo particolare
valore. Il cervello umano, tuttavia, ha pure la capacità di “progettare” il
futuro. Posso, così, pensare di realizzare, ad esempio, un ponte per
attraversare un fiume. Posso pure prevedere a quali ostacoli potrei incorrere,
rielaborando sempre meglio il mio progetto. Solo in seguito agirò per costruire
quel ponte. Se dovessi incontrare ostacoli che non avevo previsto,
immagazzinerò tali informazioni. Acquisita tale esperienza, posso trasmettere
questa nuova conoscenza ad altri. In tal modo la generazione successiva
potrebbe avere migliori capacità di realizzare ponti. Il cervello umano può
pure riflettere su se stesso, sui concetti, e non solo su aspetti pratici. Può
ampliare tali concetti. Non essendo onnisciente, l’uomo cerca di scoprire il
“perché” degli avvenimenti, naturali o sociali. In altre parole ricerca,
mediante la riflessione, la “verità” degli avvenimenti, dei concetti, delle
esperienze e, paradossalmente, degli errori: “Ho sbagliato in quella situazione
perché …”. In tal modo cerca di comprendere se stesso, il mondo circostante, il
mondo della cultura e del raziocinio, gli aspetti sociali, …
CONTROLLO, AUTOCOSCIENZA E “BENE”
Sicuramente l’aspetto correlato al
controllo del proprio corpo e all’autocoscienza è di non sempre immediata
comprensione. Gli studiosi del cervello si riferivano, tempo fa, ad un
“cervello rettiliano” con, sovrapposto, un “cervello mammaliano”. Il cervello
razionale sovrastava al cervello più istintivo, primitivo, se così si può dire.
Il cervello istintivo, tuttavia, non è scomparso, ma solo sottostante. È per
tale motivo che l’uomo ha dovuto, nella sua tradizione e nella sua storia,
giungere a definire leggi e regole di “allo-controllo”. È una legge esterna che
mi controlla. L’uomo non è completamente autonomo. Riflettendo, tuttavia, sulla
personale autocoscienza, si giunge a definire come utili gli aspetti di
altruismo. Essere altruisti, oltre a produrre dopamina, e, quindi, a “essere felice”,
mi torna vantaggioso. Si tratta, secondo alcuni studiosi, di portare la società
umana ad essere simile alla società dei bonobo. “Il bonobo è l’evoluzione
dell’uomo” diceva un cantante. Più semplicemente se mi autocontrollo, nei
diversi ambiti, risulta che le mie azioni sono considerate “buone”, “bene”. In
particolare, se ho autocoscienza delle mie azioni e delle ripercussioni delle
mie azioni sugli altri, appare, seppur non sempre, immediato come le condotte
considerate buone siano quelle che possono procrastinare la mia gratificazione,
senza ledere la possibilità di gratificazione degli altri. È evidente come
“bontà” e “giustizia” siano correlate. La scienza, attualmente, non avendo ben
compreso cosa si intenda con autocoscienza, è ferma a queste riflessioni.
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