venerdì 19 dicembre 2014

cervello - ambiti di controllo e aspetti correlati

Gentilissimi, proseguiamo con il ripristino degli appunti, scomparsi chissà per quale accadimento, relativi al sistema nervoso.

AMBITI DI CONTROLLO
Possiamo individuare gli ambiti nei quali il sistema nervoso dell’uomo esercita un controllo:
·         Funzioni interne dell’organismo: sono controllate dal sistema nervoso autonomo. Potremmo parlare di controllo sul proprio corpo
·         Funzione di autocoscienza: si tratta dell’ambito di controllo attualmente maggiormente studiato. La domanda di come il cervello abbia autocoscienza rimane, attualmente, senza risposta, pur essendo nella esperienza personale di ciascuno. “Dall’universo è emersa la possibilità che la materia dell’universo studi se stessa.”.
·         ambiente naturale: la relazione è controllata dagli organi di senso
·         ambito sociale: la relazione è controllata sia dal sistema nervoso centrale sia dagli organi di senso
·         ambito culturale e del raziocinio: controllato da cervello, cervelletto e corteccia cerebrale che controlla, pianifica e ipotizza le azioni e comunicazioni necessarie.
Poiché l’organismo umano è unitario, appare evidente come nei vari ambiti il livello di controllo eserciti influenze, a volte determinanti, anche su ambiti diversi. In altre parole, ad es., l’apprendimento (ambito culturale) può variare se “consumo energia” per studiare con gli amici (ambito sociale).
In base a tali ambiti di controllo è possibile individuare, anche dal punto di vista scientifico, a quali aspetti essi facciano riferimento.
ASPETTI DI RIFERIMENTO DEGLI AMBITI DI CONTROLLO
AMBITO SOCIALE E GIUSTIZIA
L’aspetto più facilmente comprensibile riguarda le relazioni sociali. Sia il cervello sia gli organi di senso controllano tale ambito. Quindi, entrando in relazione con gli altri uomini, esercito il controllo del mio cervello, ossia di me stesso, per entrare meglio in relazione con gli altri. Molti studi recenti ipotizzano che il senso di altruismo nasca proprio dalla presenza dei neuroni mirror, studiati da Rizzolatti. Il cervello umano riesce così ad entrare in “empatia” con gli altri uomini. Tale aspetto di “altruismo empatico” porta, socialmente, ad esigenze di GIUSTIZIA.

AMBIENTE NATURALE E BELLEZZA
Il nostro cervello percepisce alcuni aspetti dell’ambiente che ci circonda come “belli”. Questo avviene, inizialmente, perché alcuni rapporti sono immediatamente percepiti come gradevoli, in particolare alla vista. Gli edifici in sezione aurea [(1 + √5) / 2] sono considerati “belli” indipendentemente dalla cultura di origine. Già dalla analisi del numero aureo possiamo dire che, per il nostro cervello, la bellezza è parzialmente razionale (1/2). Risulta più difficile spiegare la parte, anche matematicamente, irrazionale. Un’altra caratteristica “matematica” percepita come “bellezza” risiede nelle strutture frattali. Semplificando, possiamo dire che si tratti di corpi, o oggetti, con dimensioni non intere. Nell’ambiente naturale sono frattali la costa del mare, le nuvole, i cristalli di neve, il fuoco. È possibile, tuttavia, “imparare” la bellezza. Ossia, in altri termine, se naturalmente il nostro cervello percepisce come belli determinati corpi, mediante lo studio, la cultura, l’esperienza, si ampliano le possibilità di percepire come “belle” altre strutture. Un esempio evidente di ciò, riferito ad altro organo di senso, è la musica. Per percepire la bellezza di un brano jazz, ad esempio, o una sinfonia dodecafonica, è necessaria una cultura maggiore, uno studio, una esperienza precisa, magari ripetuta, di ascolto. Inoltre la percezione della bellezza dipende dalle tradizioni del luogo in cui si vive: è maggiormente facile apprezzare un monumento come bello se è parte della nostra cultura particolare. I genitori, le maestre, le nonne ci avranno insegnato ad apprezzare “quel” tipo di monumenti e non i monumenti di “altre” culture.

AMBITO CULTURALE E VERITA’
Il cervello umano ha la capacità di riflettere non solo sui fatti e gli avvenimenti in corso, ma pure su avvenimenti passati. Il valore scientifico dello studio storico riguarda la capacità di “trasmettere informazioni”, in qualche modo, già conosciute. Si può parlare di trasmissione di cultura, in senso lato. Le tradizioni di una popolazione, le esperienze, positive o meno dei genitori, la scuola hanno questo particolare valore. Il cervello umano, tuttavia, ha pure la capacità di “progettare” il futuro. Posso, così, pensare di realizzare, ad esempio, un ponte per attraversare un fiume. Posso pure prevedere a quali ostacoli potrei incorrere, rielaborando sempre meglio il mio progetto. Solo in seguito agirò per costruire quel ponte. Se dovessi incontrare ostacoli che non avevo previsto, immagazzinerò tali informazioni. Acquisita tale esperienza, posso trasmettere questa nuova conoscenza ad altri. In tal modo la generazione successiva potrebbe avere migliori capacità di realizzare ponti. Il cervello umano può pure riflettere su se stesso, sui concetti, e non solo su aspetti pratici. Può ampliare tali concetti. Non essendo onnisciente, l’uomo cerca di scoprire il “perché” degli avvenimenti, naturali o sociali. In altre parole ricerca, mediante la riflessione, la “verità” degli avvenimenti, dei concetti, delle esperienze e, paradossalmente, degli errori: “Ho sbagliato in quella situazione perché …”. In tal modo cerca di comprendere se stesso, il mondo circostante, il mondo della cultura e del raziocinio, gli aspetti sociali, …

CONTROLLO, AUTOCOSCIENZA E “BENE”

Sicuramente l’aspetto correlato al controllo del proprio corpo e all’autocoscienza è di non sempre immediata comprensione. Gli studiosi del cervello si riferivano, tempo fa, ad un “cervello rettiliano” con, sovrapposto, un “cervello mammaliano”. Il cervello razionale sovrastava al cervello più istintivo, primitivo, se così si può dire. Il cervello istintivo, tuttavia, non è scomparso, ma solo sottostante. È per tale motivo che l’uomo ha dovuto, nella sua tradizione e nella sua storia, giungere a definire leggi e regole di “allo-controllo”. È una legge esterna che mi controlla. L’uomo non è completamente autonomo. Riflettendo, tuttavia, sulla personale autocoscienza, si giunge a definire come utili gli aspetti di altruismo. Essere altruisti, oltre a produrre dopamina, e, quindi, a “essere felice”, mi torna vantaggioso. Si tratta, secondo alcuni studiosi, di portare la società umana ad essere simile alla società dei bonobo. “Il bonobo è l’evoluzione dell’uomo” diceva un cantante. Più semplicemente se mi autocontrollo, nei diversi ambiti, risulta che le mie azioni sono considerate “buone”, “bene”. In particolare, se ho autocoscienza delle mie azioni e delle ripercussioni delle mie azioni sugli altri, appare, seppur non sempre, immediato come le condotte considerate buone siano quelle che possono procrastinare la mia gratificazione, senza ledere la possibilità di gratificazione degli altri. È evidente come “bontà” e “giustizia” siano correlate. La scienza, attualmente, non avendo ben compreso cosa si intenda con autocoscienza, è ferma a queste riflessioni.

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