domenica 12 maggio 2013

Internet e depressione

Gentilissimi, eccoVi, in lettura, un articolo tratto dalla newsletter Le Scienze. E' stata modificata solo lievemente, come al solito per rendere l'articolo maggiormente leggibile da parte di Voi studenti.
Mi sembra un ottimo spunto di riflessione, inoltre, per coloro che utilizzano Internet, a volte in modo, se così si può dire, "compulsivo". Nonna Rosa, internauta


Internet disturbi mentali psicologia comportamento
Come l'uso di Internet può rivelare la depressione di Adrian F. Ward e Piercarlo Valdesolo
Una ricerca ha analizzato le modalità di navigazione in Rete di un gruppo di volontari, prescindendo dai contenuti dei siti visitati: secondo i risultati, alcuni comportamenti, come l'eccessivo utilizzo della posta elettronica o delle chat, o il veloce passaggio da un sito all'altro, possono essere indicativi di una tendenza alla depressione
Prendiamo due domande. La prima è: chi siamo? Vale a dire, che cosa ci rende diversi dai nostri simili, per gli oggetti che acquistiamo, i vestiti che indossiamo o l'auto che possediamo (o che abbiamo scelto di non possedere)? Che cosa ci rende unici, nella nostra costituzione psicologica fondamentale, cioè nella parte di noi che ci fa fare ciò che facciamo, dire ciò che diciamo e sentire ciò che sentiamo? La seconda domanda è: come usiamo Internet? Le due domande non sembrano collegate ma, in realtà, lo sono. Chiaramente, i contenuti che consultiamo su Internet possono suggerire alcune caratteristiche psicologiche. Se restiamo connessi fino a notte fonda a siti di poker, giocando grosse cifre, probabilmente siamo propensi a rischiare. Se amiamo pubblicare video su YouTube, in cui ci cimentiamo nel karaoke, siamo estroversi. Ma che cosa possiamo dire dei meccanismi con cui utilizziamo internet, per quanto riguarda posta elettronica, chat online, media streaming, o il passaggio da un'applicazione a un'altra, o da un sito a un altro? Questi comportamenti, senza riferimento ai loro contenuti, possono associarsi ad alcune caratteristiche psicologiche? Una recente ricerca, condotta da un gruppo di informatici, ingegneri e psicologi, offre indicazioni importanti in questo senso. I dati raccolti mostrano che l'analisi degli schemi di utilizzazione di Internet potrebbe predire un particolare aspetto del sé: la tendenza a cadere in depressione. In primo luogo, il team ha somministrato a oltre 200 volontari un questionario sulle proprie “esperienze affettive recenti”. Quello che i volontari non sapevano è che, all'interno del questionario, erano inserite domande della scala del Center for Epidemiological Studies - Depression (CES-D), un strumento ben noto per valutare la depressione. I ricercatori hanno poi messo in correlazione i punteggi associati alle risposte con le caratteristiche dell'utilizzo individuale di Internet, raggruppate in tre categorie: “dati aggregati”, in cui era valutata l'informazione inviata e ricevuta tramite la rete; “applicazione”, che indicava la generica categoria di programmi utilizzati (per esempio, email, navigazione su Internet, download di media) e, infine, “entropia”, che indicava il grado di casualità del flusso d'informazione (essenzialmente, il grado con cui ciascuno inviava e riceveva informazioni a molteplici risorse di Rete contemporaneamente). È importante sottolineare che i ricercatori venivano a sapere solo come i soggetti usavano Internet e non che cosa cercassero in Rete: il contatto con un gruppo di supporto per persone depresse, per esempio, avrebbe rappresentato un chiaro segno rivelatore. Nessuna delle categorie di dati, in pratica, forniva una specifica informazione sui siti visitati, sul contenuto di mail e chat o sul tipo di file scaricati; l'obiettivo era valutare soltanto il grado con cui i soggetti utilizzavano le differenti categorie di risorse e le differenze nella tendenza a usare diverse risorse contemporaneamente. È così risultato che specifici schemi di utilizzo di Internet sono correlati, in modo statisticamente affidabile, a tendenze depressive. Per esempio, la condivisione di file, l'intenso scambio di mail e la frequentazione di chat, nonché la tendenza a passare velocemente da un sito all'altro o da una risorsa online a un'altra sono tutti elementi in grado di predire una maggiore propensione a mostrare sintomi di depressione.  Sebbene si ignorino le ragioni esatte di questa correlazione, ciascun comportamento digitale è stato descritto da precedenti ricerche sulla depressione. Il rapido passaggio tra diversi siti web può essere un sintomo di anedonia (una diminuita capacità di sperimentare emozioni), poiché indicativo della tendenza a cercare continuamente nuovi stimoli emotivi. In modo simile, un eccessivo utilizzo della mail e delle chat può significare una relativa mancanza di relazioni personali dirette, compensata dal tentativo di mantenere il contatto o con amici lontani o con nuove persone conosciute online. I dati appaiono importanti per diverse ragioni. La depressione è un disturbo molto diffuso e di una certa gravità. Recenti stime dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) indicano che, negli Stati Uniti, circa il 10 per cento degli adulti, attualmente, soffre di depressione clinica, con disturbi nel comportamento alimentare e nella capacità di concentrazione, mancanza d'interesse nelle attività quotidiane e una persistente sensazione di fallimento. Queste stime sono ancora più alte per specifici segmenti della popolazione: per esempio, un rapporto del 2011, dell'American College Health, ha trovato che il 30 per cento degli studenti di college si sono sentiti “così depressi da avere difficoltà nella vita quotidiana” nell'ultimo anno.
(La versione originale di questo articolo è apparsa su scientificamerican.com il 14 agosto.)
(20 agosto 2012)

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