Mi sembra un ottimo spunto di riflessione, inoltre, per coloro che utilizzano Internet, a volte in modo, se così si può dire, "compulsivo". Nonna Rosa, internauta
Internet disturbi
mentali psicologia comportamento
Come l'uso di
Internet può rivelare la depressione di Adrian F. Ward e Piercarlo Valdesolo
Una ricerca ha analizzato le modalità di navigazione in Rete di un gruppo di volontari, prescindendo dai contenuti dei siti visitati: secondo i risultati, alcuni comportamenti, come l'eccessivo utilizzo della posta elettronica o delle chat, o il veloce passaggio da un sito all'altro, possono essere indicativi di una tendenza alla depressione
Una ricerca ha analizzato le modalità di navigazione in Rete di un gruppo di volontari, prescindendo dai contenuti dei siti visitati: secondo i risultati, alcuni comportamenti, come l'eccessivo utilizzo della posta elettronica o delle chat, o il veloce passaggio da un sito all'altro, possono essere indicativi di una tendenza alla depressione
Prendiamo due domande. La prima è: chi
siamo? Vale a dire, che cosa ci rende diversi dai nostri simili, per gli
oggetti che acquistiamo, i vestiti che indossiamo o l'auto che possediamo (o
che abbiamo scelto di non possedere)? Che cosa ci rende unici, nella nostra
costituzione psicologica fondamentale, cioè nella parte di noi che ci fa fare
ciò che facciamo, dire ciò che diciamo e sentire ciò che sentiamo? La seconda
domanda è: come usiamo Internet? Le due domande non sembrano collegate ma, in
realtà, lo sono. Chiaramente, i contenuti che consultiamo su Internet possono
suggerire alcune caratteristiche psicologiche. Se restiamo connessi fino a
notte fonda a siti di poker, giocando grosse cifre, probabilmente siamo
propensi a rischiare. Se amiamo pubblicare video su YouTube, in cui ci
cimentiamo nel karaoke, siamo estroversi. Ma che cosa possiamo dire dei
meccanismi con cui utilizziamo internet, per quanto riguarda posta
elettronica, chat online, media streaming, o il passaggio da un'applicazione
a un'altra, o da un sito a un altro? Questi comportamenti, senza riferimento ai
loro contenuti, possono associarsi ad alcune caratteristiche psicologiche? Una
recente ricerca, condotta da un gruppo di informatici, ingegneri
e psicologi, offre indicazioni importanti in questo
senso. I dati raccolti mostrano che l'analisi degli schemi di utilizzazione di
Internet potrebbe predire un particolare aspetto del sé: la tendenza a cadere
in depressione. In primo luogo, il team ha somministrato a
oltre 200 volontari un questionario sulle proprie “esperienze affettive
recenti”. Quello che i volontari non sapevano è che, all'interno del
questionario, erano inserite domande della scala del Center for Epidemiological
Studies - Depression (CES-D), un strumento ben noto per valutare la
depressione. I ricercatori hanno poi messo in correlazione i punteggi associati
alle risposte con le caratteristiche dell'utilizzo individuale di Internet,
raggruppate in tre categorie: “dati aggregati”, in cui era valutata
l'informazione inviata e ricevuta tramite la rete; “applicazione”, che indicava
la generica categoria di programmi utilizzati (per esempio, email, navigazione
su Internet, download di media) e, infine,
“entropia”, che indicava il grado di casualità del flusso d'informazione
(essenzialmente, il grado con cui ciascuno inviava e riceveva informazioni a
molteplici risorse di Rete contemporaneamente). È importante sottolineare che i
ricercatori venivano a sapere solo come i soggetti usavano Internet e non che
cosa cercassero in Rete: il contatto con un gruppo di supporto per persone
depresse, per esempio, avrebbe rappresentato un chiaro segno rivelatore.
Nessuna delle categorie di dati, in pratica, forniva una specifica informazione
sui siti visitati, sul contenuto di mail e chat o sul tipo di file scaricati;
l'obiettivo era valutare soltanto il grado con cui i soggetti utilizzavano le
differenti categorie di risorse e le differenze nella tendenza a usare diverse
risorse contemporaneamente. È così risultato che specifici schemi di
utilizzo di Internet sono correlati, in modo statisticamente affidabile, a
tendenze depressive. Per esempio, la condivisione di file, l'intenso scambio di
mail e la frequentazione di chat, nonché la tendenza a passare velocemente da
un sito all'altro o da una risorsa online a un'altra sono tutti elementi in
grado di predire una maggiore propensione a mostrare sintomi di
depressione. Sebbene si ignorino le ragioni esatte di questa
correlazione, ciascun comportamento digitale è stato descritto da precedenti
ricerche sulla depressione. Il rapido passaggio tra diversi siti web può essere
un sintomo di anedonia (una diminuita capacità di sperimentare emozioni), poiché
indicativo della tendenza a cercare continuamente nuovi stimoli emotivi. In
modo simile, un eccessivo utilizzo della mail e delle chat può significare una
relativa mancanza di relazioni personali dirette, compensata dal tentativo di
mantenere il contatto o con amici lontani o con nuove persone conosciute
online. I dati appaiono importanti per diverse ragioni. La depressione è un
disturbo molto diffuso e di una certa gravità. Recenti stime dei Centers for
Disease Control and Prevention (CDC) indicano che, negli Stati Uniti, circa il
10 per cento degli adulti, attualmente, soffre di depressione clinica, con
disturbi nel comportamento alimentare e nella capacità di concentrazione,
mancanza d'interesse nelle attività quotidiane e una persistente sensazione di fallimento.
Queste stime sono ancora più alte per specifici segmenti della popolazione: per
esempio, un rapporto del 2011, dell'American College Health, ha trovato che il
30 per cento degli studenti di college si sono sentiti “così depressi da avere
difficoltà nella vita quotidiana” nell'ultimo anno.
(La versione
originale di questo articolo è
apparsa su scientificamerican.com il 14 agosto.)
(20 agosto 2012)
Nessun commento:
Posta un commento