Gentilissimi,
Vi propongo un ulteriore studio sugli organi di senso. Come oramai ben saprete, gli studi sugli organi di senso e sul sistema nervoso, oltre che sul funzionamento dei neuroni e del cervello, hanno avuto, in questi anni, un importante impulso, oltre che cospicui finanziamenti per la ricerca.
L'articolo è tratto e modificato dalla newsletter Le Scienze. Vi ricordo che, se siete interessati, e, se leggete questo blog dovreste esserlo, l'iscrizione alla newsletter è gratuita, se non è cambiato nulla nel frattempo. Per iscriverVi dovete andare sul sito della rivista Le Scienze, selezionare newsletter, selezionare iscrizione e inserire un indirizzo di posta elettronica. Se siete alunni, come al solito raccomando che l'iscrizione sia fatta con l'avvallo di un familiare adulto. Selezionate con accuratezza i campi e gli argomenti di cui volete ricevere le news, evitando di selezionare tutto. Se siete veramente interessati, riceverete la Vostra prima newsletter nel giro di una settimana, due al massimo. Buona lettura.
P.S.: Ricordo che, come spesso accade, anche questo articolo è stato lievemente modificato per una lettura maggiormente scorrevole e facilitata. NR (Mi avete visto, nei cieli invernali, in giro sulla scopa? Ero quella con la sciarpa viola!)
percezione fisiologia neuroscienze
Un tatto fine? Questione di vibrazioni
© Paul Hudson/fstop/Corbis
La nostra capacità di distinguere, in modo molto sottile, la tessitura di una superficie con il tatto, per esempio un tessuto di seta, di raso o di lana, dipende da recettori sensoriali sensibili alle vibrazioni ad alta frequenza che vengono generate, nella pelle, dallo scivolamento dei polpastrelli sulla superficie che tocchiamo. La scoperta potrà migliorare notevolmente le neuroprotesi per persone con funzionalità ridotta della mano (red) Seta o cotone? Se siamo in grado di percepire e distinguere le tessiture più fini delle superfici che tocchiamo è grazie a recettori sensibili alle vibrazioni ad alta frequenza, che sono generate, nella pelle, dallo scivolamento dei polpastrelli sulla superficie che stiamo esaminando. La scoperta del coinvolgimento di recettori a cui finora si attribuivano solo altre funzioni è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell'Università di Chicago, che firmano un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Tessiture grossolane e fini sono rilevate da recettori sensoriali differenti. (© 101 Productions Ltd/ /Science Photo Library/Corbis)
Studi precedenti avevano dimostrato che le tessiture superficiali più grossolane, come per esempio i punti della scrittura braille, sono riconosciute grazie a particolari recettori sensibili alla pressione che, in tutti i primati, si trovano densamente assiepati sui polpastrelli. Lo schema di attivazione di questi recettori, detti a lento adattamento di tipo 1, o SA1, corrisponde alla disposizione spaziale delle caratteristiche superficiali di una trama. Tuttavia erano sorti dubbi sulla possibilità che questo meccanismo potesse dar conto della capacità di distinguere fra le trame che caratterizzano molte altre superfici naturali, come per esempio il raso o la seta, per le quali sarebbe stata necessaria un densità ancora superiore. Per questo Alison I. Weber, Sliman J. Bensmaia e colleghi hanno fatto scorrere, sotto i polpastrelli di alcuni macachi rhesus, il cui sistema somatosensoriale è simile a quello degli esseri umani, alcuni tamburi rotanti, rivestiti con strisce di materiali dalla differente trama, da quelle più grossolane a quelle più fini, come delicati tessuti e materiali plastici, mentre i ricercatori registravano le risposte neuronali.
Microfotografia laser di un frammento di tessuto denim. (Cortesia Bensmaia/Un. di Chicago)
In questo modo hanno potuto osservare che, mentre le trame più grossolane producevano la nota risposta dai SA1, questi recettori non venivano attivati dalla grande maggioranza delle tessiture più fini. Al loro posto, invece, si attivavano i corpuscoli ramificati, sensori a rapido adattamento, fino a oggi ritenuti coinvolti nella sensazione di scivolamento, come quando un oggetto sta sfuggendo di mano, e i corpuscoli paciniformi, destinati a rilevare le vibrazioni. I risultati di questo studio promettono di avere importanti ricadute sulla progettazione e realizzazione di una nuova generazione di neuroprotesi, e, in particolare, dei dispositivi con cui sostituire le funzioni sensoriali di una mano danneggiata in seguito a un incidente o a una malattia.
(02 ottobre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento