mercoledì 1 gennaio 2014

recettore neuronale per la dipendenza da oppioidi

Gentilissimi,
Vi propongo, all'inizio di questo nuovo anno, uno studio tratto dalla newsletter Le Scienze. Come sempre l'articolo è stato parzialmente modificato, al solo scopo di rendere meglio comprensibile il testo agli studenti. Buona lettura. NR

neuroscienze dipendenze medicina
Quando la dipendenza viene da dentro

                                                © John Lund/Blend Images/Corbis
Un recettore cruciale per la soppressione del dolore da parte degli oppioidi endogeni, sostanze analgesiche prodotte dall'organismo, sarebbe responsabile anche di una forma di dipendenza da queste stesse sostanze naturali. Un'alterazione di questo recettore, inoltre, può essere alle origini del dolore cronico (red) 
Gli oppioidi naturali sono sostanze prodotte dal nostro organismo, tra le cui varie funzioni c'è quella di inibire il dolore dopo una ferita. Secondo un nuovo studio, apparso sulla rivista “Science”, a firma di G. Gregory Corder, del Dipartimento di fisiologia, dell'Università del Kentucky, a Lexington, e colleghi, uno specifico recettore per gli oppioidi ha un ruolo cruciale sia nell'inibizione del dolore acuto in condizioni normali, sia nell'insorgenza del dolore cronico quando si manifesta una deficit funzionale. Le conoscenze sugli oppioidi endogeni hanno una storia relativamente breve. Una serie di ricerche biomediche e farmacologiche, condotte dalla metà degli anni sessanta del Novecento, portò alla conclusione che i farmaci derivati dall'oppio, come la morfina o l'eroina, potessero esplicare i loro effetti analgesici tramite specifici recettori posti sulla superficie dei neuroni. Studi successivi hanno confermato l'ipotesi, chiarendo che esistono più tipi di recettori per gli oppioidi: attualmente si distinguono tre sottotipi di recettori, indicati con le lettere greche mu, delta e kappa, più un quarto, sigma, che reagisce anche ad altre sostanze psicotrope.

Anche gli oppioidi endogeni, prodotti dall'organismo, possono dare dipendenza, secondo gli stessi meccanismi ipotizzati per la morfina: somministrando antagonisti del recettore per gli oppioidi a topi di laboratorio con una vecchia ferita si osservano sintomi di astinenza (© George Steinmetz/Corbis) 
Solo negli anni settanta, tuttavia, venne documentata l'esistenza di oppioidi endogeni, prodotti cioè dal nostro stesso organismo, in grado di legarsi in modo specifico a questi recettori, e che intervengono nella regolazione di molti meccanismi fisiologici: appetito, attività sessuale, oltre che, come suggerisce l'azione dei farmaci come la morfina, dolore. Esiste infatti un meccanismo fisiologico grazie al quale il nostro corpo, in seguito a una ferita o a una frattura, contrasta, mediante gli oppioidi endogeni, i segnali dolorosi, che altrimenti sarebbero ancora più intensi e, a volte, insopportabili. A volte il dolore acuto, invece di diminuire gradualmente, si trasforma in un dolore cronico, minacciando seriamente la qualità di vita del soggetto. I meccanismi di questa trasformazione sono rimasti finora sconosciuti, e non esiste un modo per arrestarli, ma nuove indicazioni sono emerse nella sperimentazione di Corder e colleghi. I ricercatori hanno prima indotto una ferita alle zampe in un gruppo di topi, lasciando che gli oppiodi endogeni facessero il loro corso, e poi hanno somministrato ai roditori farmaci recettori-antagonisti degli oppioidi, in grado cioè di bloccarne l'azione. Questi farmaci hanno avuto l'effetto di riattivare i neuroni che trasmettono le sensazioni dolorose e di ripristinare i comportamenti associati alla percezione del dolore, anche dopo sei mesi dopo l'infiammazione. Un dato sorprendente è che i topi trattati con antagonisti del recettore per gli oppioidi mostravano sintomi tipici dell'astinenza, come i tremori, del tutto assenti invece nei roditori non trattati. Le analisi hanno inoltre identificato nel recettore per gli oppiodi del sottotipo mu un fattore cruciale per l'inibizione del dolore a lungo termine: questo indicherebbe che il dolore cronico può instaurarsi quando questo meccanismo di inibizione viene alterato. Un ulteriore dato interessante emerso è che il recettore mu è coinvolto anche nella produzione di una proteina chiave, denominata adenilina ciclasi di tipo 1, già nota per essere coinvolta nei meccanismi di dipendenza da sostanza e di dolore cronico. I dati raccolti portano a ipotizzare che il recettore mu, oltre ad avere un ruolo fondamentale nel controllo del dolore acuto, sia anche all'origine di una dipendenza da queste sostanze, in virtù di un meccanismo di azione molto simile a quello ipotizzato per la dipendenza da morfina. Questi nuovi dati potrebbero portare a importanti progressi nei trattamenti per le dipendenze da sostanza e per il dolore cronico.
(24 settembre 2013)

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