lunedì 6 gennaio 2014

sonno e ricordi

Gentilissimi,
per festeggiare le 10.000 visualizzazioni del blog di Matematica, Vi propongo, con scarsa coerenza, un recente articolo di Scienze. Ovviamente!
L'articolo è tratto dalla newsletter Le Scienze. Come spesso accade è stato solo lievemente modificato, al solo fine di rendere il testo maggiormente comprensibile da parte di alunni di scuola media inferiore. Dalla Vostra Befana preferita, Vi auguro buona lettura. Nonna "Befana" Rosa

neuroscienze emozioni memoria sonno apprendimento
Come usare il sonno per attenuare i ricordi paurosi
Le reazioni di paura possono essere influenzate e attenuate, in modo significativo, durante il sonno, in una fase in cui avviene il consolidamento dei ricordi. Lo ha dimostrato un nuovo studio, in cui alcuni volontari sono stati sottoposti a un esperimento di condizionamento. Il risultato offre nuove informazioni sui processi di apprendimento che avvengono durante il sonno e apre interessanti prospettive di intervento terapeutico, per esempio nel caso dei disturbi post-traumatici (red) 
I ricordi di eventi paurosi possono essere attenuati, in modo specifico, durante il sonno, come hanno dimostrato, sulla rivista “Nature Neuroscience”, Katherina K. Hauner e colleghi, del Dipartimento di Neurologia, della Feinberg School of Medicine, della Northwestern University, a Chicago. Il risultato aggiunge un nuovo tassello al complesso mosaico delle conoscenze che riguardano il tipo di apprendimento che può verificarsi quando dormiamo, suggerendo una possibile strada per il trattamento di disturbi psicopatologici legati alla paura, come il disturbo post-traumatico da stress. Nell'essere umano, il sonno è un periodo critico per il consolidamento della memoria; i nuovi ricordi sono ancora labili e possono essere influenzati da input provenienti dall'ambiente. In passato alcuni studi hanno evidenziato che i ricordi della memoria episodica (che riguardano gli episodi della vita personale) e procedurale (che riguardano il modo in cui svolgere un certo compito), appresi durante la fase di veglia in associazione con altri elementi presenti nel contesto, per esempio un profumo oppure un suono, possono essere riattivati ripresentando lo stesso stimolo durante il sonno. Nello specifico, questa riattivazione può avvenire durante il sonno a onde lente, cosiddetto per la caratteristica frequenza delle onde cerebrali che si evidenzia tramite il tracciato elettroencefalografico, e corrispondente al sonno profondo. Ma il sonno è importante anche per il consolidamento della memoria di tipo emozionale, che riguarda cioè gli aspetti più specificatamente emotivi dell'esperienza personale, sebbene i meccanismi neurali alla base di questo consolidamento siano ancora poco compresi. In particolare, i ricercatori ancora non sanno se le memorie emozionali possano essere modulate attivamente durante il sonno e, nel caso fosse possibile, quali siano le aree cerebrali coinvolte.

L'ippocampo destro, evidenziato dal riquadro blu in questa scansione coronale in risonanza magnetica, è una delle aree in cui si è riscontrata una variazione degli schemi di attivazione della risposta alla paura (Cortesia Katherina K. Hauner) 
Per chiarire questi particolari aspetti della memoria emozionale, Hauner e colleghi hanno sottoposto 15 volontari a un classico condizionamento. I soggetti dovevano osservare alternativamente due visi su uno schermo mentre venivano colpiti da una leggera scossa elettrica e, contemporaneamente, veniva diffuso nell'ambiente uno specifico odore per ciascun viso. In questo modo, ogni viso veniva associato a un odore, e le coppie viso-odore associate alla paura. In un momento successivo della giornata infatti, bastava esporre i volontari a uno degli odori usati nel condizionamento per scatenare una reazione di paura, verificata attraverso la misurazione di parametri fisiologici come la sudorazione. Gli stessi odori sono stati riproposti agli stessi soggetti mentre dormivano e si trovavano nella fase di sonno a onde lente, in cui si ritiene che avvenga il consolidamento dei ricordi. “Presentando uno degli odori durante il sonno, si riattiva il ricordo del viso associato; ripetendo il processo più volte si arriva a un effetto di estinzione della paura, simile a quello ottenuto con la 'terapia di esposizione', usata per esempio nel trattamento delle fobie, in cui il soggetto è messo di fronte, più volte, allo stimolo scatenante", spiega Hauner. Al risveglio, i soggetti erano esposti, in momenti diversi, ai visi osservati nella fase di condizionamento: nel caso del viso associato all'odore percepito durante il sonno, la reazione di paura risultava meno intensa di quella rilevata durante la veglia. Le scansioni con risonanza magnetica funzionale hanno poi confermato che l'esposizione all'odore durante il sonno aveva l'effetto di alterare gli schemi di attivazione dei neuroni dell'amigdala, regione cerebrale coinvolta nella percezione della paura. Per la prima volta dunque, con questo studio, si dimostra che le memorie preesistenti possono essere alterate durante il sonno, interferendo con il loro consolidamento. Questa conclusione potrebbe essere fornire un'interessante linea di ricerca per la terapia dei disturbi post traumatici o i disturbi d'ansia, alla cui base c'è un meccanismo di risposta di paura.
(23 settembre 2013)

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