domenica 15 dicembre 2019

ALZHEIMER

Gentilissimi,
ecco altri appunti in merito a quanto richiesto dal Fonico Attendente. Anche in questo caso non sono completi, ma potrebbero bastare, spero.


Alzheimer
Si tratta di una malattia neurodegenerativa. I neuroni, cioè, perdono progressivamente la loro funzionalità.
Solitamente si presenta, in fase oramai tardiva, come la difficoltà a ricordare fatti recenti. In altri termini, la memoria a breve termine perde progressivamente capacità.
Ulteriori effetti visibili sono dovuti a repentini cambiamenti di umore, aggressività, anche in persone che sono sempre state “pacifiche”, disorientamento. Tali manifestazioni si sviluppano in modo apparentemente variabile da persona a persona. Le aspettative di vita sono altrettanto variabili. La media statistica indica, salvo eccezioni, una aspettativa di vita tra 3 e 9-10 anni dopo la diagnosi.
La malattia è stata riconosciuta da uno studio di oltre 100 anni fa.
Nei neuroni si formano placche amiloidi che, in qualche modo, ostacolano il processo di memorizzazione. Dapprima si “perdono” i ricordi di eventi recenti. Sembra che la proteina tau, che, in genere, sembra elimini le placche amiloidi durante il sonno, smetta di funzionare perfettamente. Per questo motivo, sembra, oltre ad altri fattori ancora non noti, che tali placche rimangano, accumulandosi. Poco per volta la persona perde le proprie capacità, anche quotidiane. Come esempio, la persona, se non seguita, non si ricorda più se ha mangiato o meno.
Dal punto di vista del disorientamento, in genere, le persone normalmente visitano da 8 a 10, o poco più, luoghi “comuni” e “quotidiani”. Nell’Alzheimer il numero di luoghi quotidiani e la loro estensione e distanza dal luogo “Casa”, iniziano a diminuire. La persona, poco per volta, restringe il proprio “campo d’azione”. Dapprima è limitato a rari eventi di smarrimento, per aggravarsi in seguito. Alcune persone affette da tale malattia si perdono in luoghi poco prima noti. Per esempio, dopo essere andati a fare la spesa nel negozio solito, non sanno più come tornare a casa. Di qualche anno fa la notizia della nonna che, a passeggio con le nipotine, non ha più ritrovato la strada di casa.
I fattori che possono influire, in maniera preventiva, sullo sviluppo della malattia, ritardandone gli effetti e la comparsa, sono: corretta alimentazione, attività intellettuale, relazioni sociali costanti, attività fisica controllata.
Gli studi sull’incidenza genetica della malattia sono controversi. Si stima che tra il 25% e il 45% delle persone che hanno parenti affetti da tale malattia possano, a loro volta, esserne colpiti.
Gli studi sull’Alzheimer attualmente sono focalizzati su biomarcatori, come la presenza di rame nel sangue, al fine di pre-diagnosticare la malattia e ritardarne lo sviluppo.
Altri studi si stanno occupando di alcune popolazioni che sviluppano precocemente la malattia per cause genetiche. Studiandone i geni gli scienziati sperano di poter individuare cure appropriate e non solo “ritardanti”. Anche la presenza di campi elettromagnetici a bassa frequenza, come wi-fi e cellulari sempre accesi, potrebbero influire sullo sviluppo della malattia. Tali studi sono, per ora, ancora da verificare e controllare ulteriormente.


NR, una Nonna Ricordante!

Nessun commento:

Posta un commento