ecco altri appunti in merito a quanto richiesto dal Fonico Attendente. Anche in questo caso non sono completi, ma potrebbero bastare, spero.
Alzheimer
Si tratta di una malattia neurodegenerativa. I neuroni,
cioè, perdono progressivamente la loro funzionalità.
Solitamente si presenta, in fase oramai tardiva, come la
difficoltà a ricordare fatti recenti. In altri termini, la memoria a breve termine
perde progressivamente capacità.
Ulteriori effetti visibili sono dovuti a repentini
cambiamenti di umore, aggressività, anche in persone che sono sempre state “pacifiche”,
disorientamento. Tali manifestazioni si sviluppano in modo apparentemente variabile
da persona a persona. Le aspettative di vita sono altrettanto variabili. La media
statistica indica, salvo eccezioni, una aspettativa di vita tra 3 e 9-10 anni
dopo la diagnosi.
La malattia è stata riconosciuta da uno studio di oltre 100
anni fa.
Nei neuroni si formano placche amiloidi che, in
qualche modo, ostacolano il processo di memorizzazione. Dapprima si “perdono” i
ricordi di eventi recenti. Sembra che la proteina tau, che, in genere, sembra
elimini le placche amiloidi durante il sonno, smetta di funzionare
perfettamente. Per questo motivo, sembra, oltre ad altri fattori ancora non
noti, che tali placche rimangano, accumulandosi. Poco per volta la persona
perde le proprie capacità, anche quotidiane. Come esempio, la persona, se non
seguita, non si ricorda più se ha mangiato o meno.
Dal punto di vista del disorientamento, in genere, le
persone normalmente visitano da 8 a 10, o poco più, luoghi “comuni” e “quotidiani”.
Nell’Alzheimer il numero di luoghi quotidiani e la loro estensione e distanza
dal luogo “Casa”, iniziano a diminuire. La persona, poco per volta, restringe
il proprio “campo d’azione”. Dapprima è limitato a rari eventi di smarrimento,
per aggravarsi in seguito. Alcune persone affette da tale malattia si perdono
in luoghi poco prima noti. Per esempio, dopo essere andati a fare la spesa nel
negozio solito, non sanno più come tornare a casa. Di qualche anno fa la
notizia della nonna che, a passeggio con le nipotine, non ha più ritrovato la
strada di casa.
I fattori che possono influire, in maniera preventiva, sullo
sviluppo della malattia, ritardandone gli effetti e la comparsa, sono: corretta
alimentazione, attività intellettuale, relazioni sociali costanti, attività
fisica controllata.
Gli studi sull’incidenza genetica della malattia sono
controversi. Si stima che tra il 25% e il 45% delle persone che hanno parenti
affetti da tale malattia possano, a loro volta, esserne colpiti.
Gli studi sull’Alzheimer attualmente sono focalizzati su
biomarcatori, come la presenza di rame nel sangue, al fine di pre-diagnosticare
la malattia e ritardarne lo sviluppo.
Altri studi si stanno occupando di alcune popolazioni che
sviluppano precocemente la malattia per cause genetiche. Studiandone i geni gli
scienziati sperano di poter individuare cure appropriate e non solo “ritardanti”.
Anche la presenza di campi elettromagnetici a bassa frequenza, come wi-fi e
cellulari sempre accesi, potrebbero influire sullo sviluppo della malattia.
Tali studi sono, per ora, ancora da verificare e controllare ulteriormente.
NR, una Nonna Ricordante!
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