Unanna ha chiesto approfondimenti sull'oppio. La Vostra nonna non ha ben capito "quale" tipo di approfondimento. Vi propongo, e spero di non aver già inserito tale articolo in precedenti post, un piccolo approfondimento tratto dalla newsletter Le Scienze. Come sempre l'articolo è stato lievemente modificato rispetto all'originale, solo per renderlo più leggibile. Buona lettura! NR
neuroscienze dipendenze medicina
Quando la dipendenza viene
da dentro
© John Lund/Blend Images/Corbis
Un recettore cruciale per la
soppressione del dolore da parte degli oppioidi endogeni, sostanze analgesiche
prodotte dall'organismo, sarebbe responsabile anche di una forma di dipendenza
da queste stesse sostanze naturali. Un'alterazione di questo recettore,
inoltre, può essere alle origini del dolore cronico (red)
Gli oppioidi naturali sono
sostanze prodotte dal nostro organismo, tra le cui varie funzioni c'è quella di
inibire il dolore dopo una ferita. Secondo un nuovo studio, apparso sulla rivista
“Science”, a firma di G. Gregory Corder, del Dipartimento di fisiologia,
dell'Università del Kentucky, a Lexington, e colleghi, uno specifico recettore
per gli oppioidi ha un ruolo cruciale sia nell'inibizione del dolore acuto in
condizioni normali, sia nell'insorgenza del dolore cronico quando si manifesta
una deficit funzionale. Le conoscenze sugli oppioidi endogeni hanno una storia
relativamente breve. Una serie di ricerche biomediche e farmacologiche,
condotte dalla metà degli anni sessanta del Novecento, portò alla conclusione
che i farmaci derivati dall'oppio, come la morfina o l'eroina, potessero
esplicare i loro effetti analgesici tramite specifici recettori posti sulla
superficie dei neuroni. Studi successivi hanno confermato l'ipotesi, chiarendo
che esistono più tipi di recettori per gli oppioidi: attualmente si distinguono
tre sottotipi di recettori, indicati con le lettere greche mu, delta e
kappa, più un quarto, sigma, che reagisce anche ad altre sostanze
psicotrope.
Anche gli oppioidi endogeni,
prodotti dall'organismo, possono dare dipendenza, secondo gli stessi meccanismi
ipotizzati per la morfina: somministrando antagonisti del recettore per gli
oppioidi a topi di laboratorio con una vecchia ferita si osservano sintomi di
astinenza (© George Steinmetz/Corbis)
Solo negli anni settanta,
tuttavia, venne documentata l'esistenza di oppioidi endogeni, prodotti cioè dal
nostro stesso organismo, in grado di legarsi in modo specifico a questi
recettori, e che intervengono nella regolazione di molti meccanismi
fisiologici: appetito, attività sessuale, oltre che, come suggerisce l'azione
dei farmaci come la morfina, dolore. Esiste infatti un meccanismo fisiologico
grazie al quale il nostro corpo, in seguito a una ferita o a una frattura,
contrasta, mediante gli oppioidi endogeni, i segnali dolorosi, che altrimenti
sarebbero ancora più intensi e, a volte, insopportabili. A volte il dolore
acuto, invece di diminuire gradualmente, si trasforma in un dolore cronico,
minacciando seriamente la qualità di vita del soggetto. I meccanismi di questa
trasformazione sono rimasti finora sconosciuti, e non esiste un modo per
arrestarli, ma nuove indicazioni sono emerse nella sperimentazione di Corder e
colleghi. I ricercatori hanno prima indotto una ferita alle zampe in un gruppo
di topi, lasciando che gli oppiodi endogeni facessero il loro corso, e poi
hanno somministrato ai roditori farmaci recettori-antagonisti degli oppioidi,
in grado cioè di bloccarne l'azione. Questi farmaci hanno avuto l'effetto di
riattivare i neuroni che trasmettono le sensazioni dolorose e di ripristinare i
comportamenti associati alla percezione del dolore, anche dopo sei mesi dopo
l'infiammazione. Un dato sorprendente è che i topi trattati con antagonisti del
recettore per gli oppioidi mostravano sintomi tipici dell'astinenza, come i
tremori, del tutto assenti invece nei roditori non trattati. Le analisi hanno
inoltre identificato nel recettore per gli oppiodi del sottotipo mu un
fattore cruciale per l'inibizione del dolore a lungo termine: questo
indicherebbe che il dolore cronico può instaurarsi quando questo meccanismo di
inibizione viene alterato. Un ulteriore dato interessante emerso è che il
recettore mu è coinvolto anche nella produzione di una proteina chiave,
denominata adenilina ciclasi di tipo 1, già nota per essere coinvolta nei
meccanismi di dipendenza da sostanza e di dolore cronico. I dati raccolti
portano a ipotizzare che il recettore mu, oltre ad avere un ruolo
fondamentale nel controllo del dolore acuto, sia anche all'origine di una
dipendenza da queste sostanze, in virtù di un meccanismo di azione molto simile
a quello ipotizzato per la dipendenza da morfina. Questi nuovi dati potrebbero
portare a importanti progressi nei trattamenti per le dipendenze da sostanza e
per il dolore cronico.
(24 settembre 2013)
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