mercoledì 4 settembre 2013

vino romano

Gentilissimi,
su questo blog abbiamo in alcune occasioni proposto argomenti relativi ad altre discipline. Vi lascio alla lettura di un articolo, pubblicato sulla newsletter Le Scienze e parzialmente modificato. Le modifiche sono riferite alla sola miglior leggibilità del testo. Buona lettura. NR

agricoltura alimentazione archeologia enti di ricerca
CNR: Il vino dei Romani rinasce in Sicilia 
Comunicato stampa - L'Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr di Catania promuove un progetto di archeologia sperimentale per riprodurre la filiera enologica secondo i dettami di agronomi ed enologi latini 
Roma, 21 agosto 2013. Verificare sperimentalmente, e tradurre in pratica, le antiche tecniche romane di produzione del vino: dal prelievo delle talee fino alla vendemmia, passando per lo scavo delle fosse e l'utilizzo di strumenti antichi ricostruiti. Questo l'obiettivo del progetto “Archeologia del vino in Italia: un esperimento siciliano”, varato dall'Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr), in collaborazione con la cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali nel mondo classico, dell'Università di Catania. L'esperimento tenterà di riprodurre, nella Sicilia moderna, un vigneto seguendo in maniera fedele le “istruzioni” contenute nei testi romani dal I secolo a. C. al II d. C.: in particolare il secondo libro delle “Georgiche” di Virgilio e il “De Agricultura” di Columella. "Leggendo e interpretando le informazioni contenute nelle fonti latine si è guidati, “passo passo”, nell'esecuzione dei lavori in vigna", spiega il direttore dell'Ibam-Cnr, Daniele Malfitana. "Lo scopo dello studio è duplice: da un lato verificare la fattibilità dalle istruzioni degli agronomi antichi, dall'altro comprendere se queste conoscenze tecnico-pratiche possano essere utili nella viticoltura moderna, anche mediante confronti etnografici tra gli strumenti descritti e utilizzati dai romani e le metodologie e tecniche in uso fino a poco tempo addietro. L'obiettivo è, infine, la comparazione dei risultati sperimentali con quelli delle indagini archeologiche condotte nell'Italia continentale e in Sicilia.". Le conoscenze acquisite consentiranno una maggior comprensione e valorizzazione del vino siciliano come filiera produttiva e prodotto finito. "Grazie alle istruzioni di Columella è stato possibile ricostruire, ad esempio, la 'cicogna', strumento utilizzato dai proprietari terrieri per verificare che i lavori di scasso preparatorio per la piantumazione delle vigne fossero ben eseguiti dai contadini", prosegue Mario Indelicato, esecutore del progetto. "La fonte è stata chiara anche indicando, nelle foglie di canna e di ginestra, il materiale più opportuno per legare le viti novelle al tutore: conoscenze e pratiche, oggi, destinate a scomparire nelle campagne siciliane e italiane.". "L'area piantumata giungerà, nell'arco di un quinquennio, a circa 5000 mq. La prima produzione utile per la vinificazione, dalle viti piantate la scorsa primavera, è prevista entro quattro anni: il primo raccolto “sperimentale” dovrebbe aggirarsi sui 100 kg. di uva e 70 litri di vino, raddoppiabili già dall'anno successivo, fino a una previsione di raccolto ottimale di circa 50 quintali per l'estensione completa del vigneto", conclude Malfitana, che è anche titolare della cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali, presso l'Università di Catania, e coordinatore del programma, che rilancia precedenti esperienze condotte in Francia e conta sul supporto dell'Assessorato all'agricoltura della Regione Siciliana, che ha messo a disposizione le viti della collezione ampelografia dell'Uos 2, di Marsala. "Un'occasione interessante di sperimentazione didattica, che pone l'archeologo nelle condizioni di passare dalla teoria alla pratica.".
(21 agosto 2013)

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