Gentilissimi, spesso, in questo blog, abbiamo affrontato il tema della memoria.
Vi lascio ad una recente scoperta che convalida alcune ipotesi sulla sostanziale differenza tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine.
La memoria a breve termine permette di ricordare per pochi minuti. Molti di Voi utilizzano il "ripasso appena prima di" una interrogazione, verifica, esame. La memoria a breve termine NON consente di strutturare collegamenti, inferenze, passaggi logici. E' quindi poco adatta alla maggior parte delle prove da sostenere. Il rischio è di "fare confusione". La memoria a lungo termine, al contrario, "fissa" i concetti per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, per poter fare ciò, il cervello "fa fatica", consuma maggiore energia. Uno tra i meccanismi meno apprezzato dagli alunni è detto "studio". Lo studio permette ai concetti di passare dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
Vi lascio alla lettura di un breve articolo, tratto e modificato lievemente dalla newsletter Le Scienze. Buona lettura. Una nonna "zebra". NR
neuroscienze memoria apprendimento
La memoria del pesce zebra, in diretta
Wikimedia Commons
Grazie agli strumenti dell'optogenetica è stato possibile visualizzare, per la prima volta, in pesci zebra appositamente ingegnerizzati, i processi di consolidamento della memoria, e dimostrare che i ricordi a breve e a lungo termine si formano e vengono conservati in parti diverse del cervello (red)
Memoria a breve termine e memoria a lungo termine si fondano su circuiti e aree cerebrali distinte. A scoprirlo è una ricerca condotta sul modello animale, che ha permesso di stabilire alcuni importanti risultati sui meccanismi con cui vengono conservati i ricordi per poi essere recuperati nel momento in cui è necessario prendere una decisione. I processi cerebrali che modulano le nostre risposte comportamentali agli stimoli dell'ambiente sulla base delle esperienze pregresse sono estremamente difficili da studiare direttamente nel cervello dei mammiferi, a causa delle sue dimensioni e complessità. Per questo, i ricercatori del RIKEN Brain Science Institute, che firmano un articolo pubblicato sulla rivista “Neuron”, hanno rivolto la loro attenzione al pesce zebra, di cui è molto più semplice creare esemplari geneticamente ingegnerizzati, in modo da sfruttare gli strumenti dell'optogenetica e della farmacogenetica. Tazu Aoki e colleghi hanno usato l'optogenetica per inserire nei pesci un gene per la produzione di una proteina fosforescente, che si attiva quando un neurone è attraversato da un potenziale d'azione. In questo modo è stato possibile visualizzare, per la prima volta dal vivo, l'attività dell'intero cervello del pesce durante il recupero della memoria.
Le diverse aree attivate dal richiamo di ricordi dalla memoria a lungo termine (in alto) e a breve.
(Cortesia Tazu Aoki et al / Cell)
Usando gli strumenti della farmacogenetica, che negli esemplari opportunamente ingegnerizzati permette di disattivare specifiche aree cerebrali attraverso la somministrazione di sostanze farmacologiche, i ricercatori hanno invece potuto sondare il coinvolgimento delle diverse regioni del cervello nella memorizzazione, a breve e a lungo termine, e nella rievocazione di queste memorie durante un processo decisionale. Aoki e colleghi hanno quindi posto i pesci in differenti situazioni sperimentali, nelle quali dovevano ricorrere ora alla memoria a breve, ora alla memoria a lungo termine, riuscendo così a visualizzare i diversi circuiti utilizzati. In particolare, quando il pesce richiamava il comportamento di evitamento appreso il giorno precedente (ossia conservato nella memoria a lungo termine), è stata osservata un'intensa attività neurale nella parte dorsale del telencefalo, una struttura che corrisponde alla corteccia nell'essere umano. Nelle condizioni in cui era impegnata la memoria a breve termine, che si conserva per qualche decina di minuti, non era rilevabile alcuna attività in quell'area.
(20 maggio 2013)
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