Gentilissimi,
ho trovato un ottimo sito in cui, sedute o seduti comodamente da casa Vostra, potrete visualizzare un erbario "on line". EccoVi il link relativo:
erbario virtuale
Si tratta dell'erbario mediterraneo palermitano. Complimenti per l'ottimo sito. NR
martedì 20 gennaio 2015
domenica 18 gennaio 2015
le ombre di Hiroshima
Gentilissimi,
AB chiede come sia possibile che rimangano ombre dopo l'esplosione di una bomba atomica. La spiegazione, impressionante, è il caso di dire,è che il corpo delle vittime ha formato uno schermo che ha protetto il muro retrostante dalle radiazioni della bomba atomica. Le persone hanno protetto il muro. Si è formata, così, una immagine-ombra. E' come facevano i primi uomini quando lasciavano le proprie impronte della mano sulle pareti delle grotte.
Senza sganciare bombe, o imbrattare muri, potremmo "sporcarci" il palmo della mano e, in seguito, premere la mano su un foglio. Si tratta di una impronta.
Potremmo pure mettere, prima, la mano sul foglio e, in seguito, "sporcare" tutto il foglio stesso, lasciando la mano. Successivamente, togliendo la mano, si nota la sagoma della nostra mano sul foglio.
Con le dovute differenze, le ombre di Hiroshima sono di questo tipo. Sagome di persone.
Vi lascio immagini di tali sagome: una immagine per Hiroshima ed una per Nagasaki. NR
AB chiede come sia possibile che rimangano ombre dopo l'esplosione di una bomba atomica. La spiegazione, impressionante, è il caso di dire,è che il corpo delle vittime ha formato uno schermo che ha protetto il muro retrostante dalle radiazioni della bomba atomica. Le persone hanno protetto il muro. Si è formata, così, una immagine-ombra. E' come facevano i primi uomini quando lasciavano le proprie impronte della mano sulle pareti delle grotte.
Senza sganciare bombe, o imbrattare muri, potremmo "sporcarci" il palmo della mano e, in seguito, premere la mano su un foglio. Si tratta di una impronta.
Potremmo pure mettere, prima, la mano sul foglio e, in seguito, "sporcare" tutto il foglio stesso, lasciando la mano. Successivamente, togliendo la mano, si nota la sagoma della nostra mano sul foglio.
Con le dovute differenze, le ombre di Hiroshima sono di questo tipo. Sagome di persone.
Vi lascio immagini di tali sagome: una immagine per Hiroshima ed una per Nagasaki. NR
Hiroshima
Nagasaki
appunti sul gusto
Gentilissimi,
Bersaglio per occhiali ha richiesto appunti sul gusto. EccoLo, o eccoLa, accontentata/o. Ovviamente si tratta di appunti non completi ed esaustivi. Se Vi interessano approfondimenti maggiori, chiedete alle Vostre nonne. Per completezza, Vi lascio anche appunti su olfatto e tatto. Gli appunti sull'udito in un prossimo post. NR
Bersaglio per occhiali ha richiesto appunti sul gusto. EccoLo, o eccoLa, accontentata/o. Ovviamente si tratta di appunti non completi ed esaustivi. Se Vi interessano approfondimenti maggiori, chiedete alle Vostre nonne. Per completezza, Vi lascio anche appunti su olfatto e tatto. Gli appunti sull'udito in un prossimo post. NR
LINGUA E PALATO
Come per la vista, anche per il
gusto si può intuire in quale modo la pressione selettiva abbia agito. Il gusto
che meglio percepiamo è quello dolce. La parte della lingua in cui sono
maggiormente frequenti i ricettori del sapore dolce è la punta. Questo è
facilmente intuibile in quanto il sapore dolce è dato in natura da zuccheri,
ossia la fonte principale di energia per il cervello.
Gli studi sul gusto, anche per
motivi commerciali ed economici, negli ultimi anni hanno avuto un notevole impulso.
Contrariamente a quanto ipotizzato in passato, le papille gustative, ossia i recettori del gusto, sono localizzate,
sebbene non esclusive, di determinate aree della lingua. Inoltre sono stati
identificati recettori per un gusto, detto umami,
che corrisponde a sostanze glutammate (come il dado da cucina). Nei cibi,
secondo taluni studiosi, ha tale gusto la crosta del pane o della pizza, quando
assume una colorazione bruniccia. Un metodo per attivare tali recettori è
quello di annusare un barattolo di dado in polvere posto sotto una fonte
luminosa o lievemente scaldato. Gli altri gusti sono, oltre a dolce ed umami, salato, amaro, aspro o acido. È
possibile, in qualche modo, ingannare tali recettori, per esaltare altri
sapori. L’acqua tonica, ad es., con gusto amaro, con aggiunta di piccole
quantità di sale, acquista un sapore fortemente dolce. Tuttavia è sufficiente
superare solo di poco tale quantità per trasformare la bibita in una sostanza
fortemente salata. Molti “segreti dello chef” non sono altro che strategie di
inganno delle papille gustative.
Papilla gustativa fungiforme
Nella immagine l'epitelio, ossia la pellicola superficiale,
assottigliata. Internamente è presente un'abbondante quantità di tessuto
connettivo. Inoltre sono visibili due calici (o bottoni) gustativi.
NASO
L’olfatto è il senso meno
sviluppato nell’uomo. All’interno del naso sono presenti recettori chimici
posti nella parte superiore della mucosa nasale. I recettori dell’olfatto
riescono a distinguere le sostanze annusate in base alla forma delle molecole
delle sostanze stessa. Tali recettori sono strettamente connessi, tramite le coane nasali, con la bocca e, quindi,
con il gusto. Ciò è facilmente comprensibile: quando annusiamo una torta si
produce “l’acquolina in bocca”. Al contrario, nei casi in cui abbaiamo il naso
chiuso, anche il gusto dei cibi appare diverso. Molte professioni si servono
dell’olfatto, dal sommelier all’”annusatore di biscotti” nelle ditte
alimentari. Ciò nonostante la pressione selettiva ha reso l’olfatto umano
maggiormente sensibile a sostanze potenzialmente pericolose se ingerite (acidi,
ammoniaca, veleni) oppure ricche di batteri (le sostanze “puzzolenti”). Per
quanto riguarda l’ambito sociale e culturale, inoltre, è da rilevare come una
persona pulita sia, ovviamente, più facilmente avvicinabile di una persona che
non si è lavata. Il gossip recente, tuttavia, presenta il caso di una attrice
che si vanta di lavarsi poco. Non sempre, quindi, bellezza ed igiene personale
coincidono.
Si può sperimentare l’interazione
tra olfatto e gusto con l’esperienza della mela e della patata cruda. Tagliando
a striscioline e poi a quadratini sia una mela sia una patata si pongano i
pezzetti su due piattini posti in frigorifero. Si bendi successivamente uno
sperimentatore, tappandogli il naso. Si faccia deglutire rapidamente un
cucchiaino da entrambi i piattini. Lo sperimentatore
non distinguerà i due alimenti.
PELLE
La pelle è la sede del senso del
tatto. I recettori del tatto sono corpuscoli posti nello strato intermedio
della pelle. Distinguiamo recettori
della pressione, detti corpuscoli di Meissner, in superficie. Essi
recepiscono le pressioni deboli. In profondità sono situati i corpuscoli di
Pacini, che recepiscono le pressioni più intense. Nel complesso riusciamo a
definire superfici lisce o ruvide, morbide o rigide. Nell’uomo sono presenti
anche recettori termici (corpuscoli
di Krause, per il freddo, e di Ruffini, per il caldo). Grazie ad essi è
possibile distinguere differenze di calore tra i corpi. Inoltre, maggiormente
frequenti, anche se non uniformemente diffusi sulla pelle, sono i recettori del dolore. Questi recettori, contrariamente agli altri,
non sono adattabili a stimoli prolungati nel tempo. È possibile sperimentare la
non uniforme diffusione dei recettori del dolore utilizzando, in modo
opportuno, il compasso a due punte. Poste le due punte del compasso sulla pelle
della coscia e variando l’aperture del compasso, in alcune zone sentiremo due
punte, in altre una sola. Inoltre, come facilmente sperimentabile, sul dorso
della mano si trovano più recettori che sul palmo. Questo sembra dovuto,
secondo gli studiosi, alla pressione selettiva. Infatti stringendo un ramo, o
un qualsiasi strumento, è meglio adattato chi non risente della ruvidità, o
delle eventuali spine sul ramo.
sabato 17 gennaio 2015
oppioidi
Gentilissimi,
Unanna ha chiesto approfondimenti sull'oppio. La Vostra nonna non ha ben capito "quale" tipo di approfondimento. Vi propongo, e spero di non aver già inserito tale articolo in precedenti post, un piccolo approfondimento tratto dalla newsletter Le Scienze. Come sempre l'articolo è stato lievemente modificato rispetto all'originale, solo per renderlo più leggibile. Buona lettura! NR
Unanna ha chiesto approfondimenti sull'oppio. La Vostra nonna non ha ben capito "quale" tipo di approfondimento. Vi propongo, e spero di non aver già inserito tale articolo in precedenti post, un piccolo approfondimento tratto dalla newsletter Le Scienze. Come sempre l'articolo è stato lievemente modificato rispetto all'originale, solo per renderlo più leggibile. Buona lettura! NR
neuroscienze dipendenze medicina
Quando la dipendenza viene
da dentro
© John Lund/Blend Images/Corbis
Un recettore cruciale per la
soppressione del dolore da parte degli oppioidi endogeni, sostanze analgesiche
prodotte dall'organismo, sarebbe responsabile anche di una forma di dipendenza
da queste stesse sostanze naturali. Un'alterazione di questo recettore,
inoltre, può essere alle origini del dolore cronico (red)
Gli oppioidi naturali sono
sostanze prodotte dal nostro organismo, tra le cui varie funzioni c'è quella di
inibire il dolore dopo una ferita. Secondo un nuovo studio, apparso sulla rivista
“Science”, a firma di G. Gregory Corder, del Dipartimento di fisiologia,
dell'Università del Kentucky, a Lexington, e colleghi, uno specifico recettore
per gli oppioidi ha un ruolo cruciale sia nell'inibizione del dolore acuto in
condizioni normali, sia nell'insorgenza del dolore cronico quando si manifesta
una deficit funzionale. Le conoscenze sugli oppioidi endogeni hanno una storia
relativamente breve. Una serie di ricerche biomediche e farmacologiche,
condotte dalla metà degli anni sessanta del Novecento, portò alla conclusione
che i farmaci derivati dall'oppio, come la morfina o l'eroina, potessero
esplicare i loro effetti analgesici tramite specifici recettori posti sulla
superficie dei neuroni. Studi successivi hanno confermato l'ipotesi, chiarendo
che esistono più tipi di recettori per gli oppioidi: attualmente si distinguono
tre sottotipi di recettori, indicati con le lettere greche mu, delta e
kappa, più un quarto, sigma, che reagisce anche ad altre sostanze
psicotrope.
Anche gli oppioidi endogeni,
prodotti dall'organismo, possono dare dipendenza, secondo gli stessi meccanismi
ipotizzati per la morfina: somministrando antagonisti del recettore per gli
oppioidi a topi di laboratorio con una vecchia ferita si osservano sintomi di
astinenza (© George Steinmetz/Corbis)
Solo negli anni settanta,
tuttavia, venne documentata l'esistenza di oppioidi endogeni, prodotti cioè dal
nostro stesso organismo, in grado di legarsi in modo specifico a questi
recettori, e che intervengono nella regolazione di molti meccanismi
fisiologici: appetito, attività sessuale, oltre che, come suggerisce l'azione
dei farmaci come la morfina, dolore. Esiste infatti un meccanismo fisiologico
grazie al quale il nostro corpo, in seguito a una ferita o a una frattura,
contrasta, mediante gli oppioidi endogeni, i segnali dolorosi, che altrimenti
sarebbero ancora più intensi e, a volte, insopportabili. A volte il dolore
acuto, invece di diminuire gradualmente, si trasforma in un dolore cronico,
minacciando seriamente la qualità di vita del soggetto. I meccanismi di questa
trasformazione sono rimasti finora sconosciuti, e non esiste un modo per
arrestarli, ma nuove indicazioni sono emerse nella sperimentazione di Corder e
colleghi. I ricercatori hanno prima indotto una ferita alle zampe in un gruppo
di topi, lasciando che gli oppiodi endogeni facessero il loro corso, e poi
hanno somministrato ai roditori farmaci recettori-antagonisti degli oppioidi,
in grado cioè di bloccarne l'azione. Questi farmaci hanno avuto l'effetto di
riattivare i neuroni che trasmettono le sensazioni dolorose e di ripristinare i
comportamenti associati alla percezione del dolore, anche dopo sei mesi dopo
l'infiammazione. Un dato sorprendente è che i topi trattati con antagonisti del
recettore per gli oppioidi mostravano sintomi tipici dell'astinenza, come i
tremori, del tutto assenti invece nei roditori non trattati. Le analisi hanno
inoltre identificato nel recettore per gli oppiodi del sottotipo mu un
fattore cruciale per l'inibizione del dolore a lungo termine: questo
indicherebbe che il dolore cronico può instaurarsi quando questo meccanismo di
inibizione viene alterato. Un ulteriore dato interessante emerso è che il
recettore mu è coinvolto anche nella produzione di una proteina chiave,
denominata adenilina ciclasi di tipo 1, già nota per essere coinvolta nei
meccanismi di dipendenza da sostanza e di dolore cronico. I dati raccolti
portano a ipotizzare che il recettore mu, oltre ad avere un ruolo
fondamentale nel controllo del dolore acuto, sia anche all'origine di una
dipendenza da queste sostanze, in virtù di un meccanismo di azione molto simile
a quello ipotizzato per la dipendenza da morfina. Questi nuovi dati potrebbero
portare a importanti progressi nei trattamenti per le dipendenze da sostanza e
per il dolore cronico.
(24 settembre 2013)
giovedì 8 gennaio 2015
semi di acetosella
Gentilissimi,
dopo Butrix, ora anche ESP, molto probabilmente dotata, o
dotato, di poteri paranormali, chiede informazioni sui semi di acetosella.
Potrebbe trattarsi di Oxalis acetosella, dai fiori bianchi? È una pianta
spontanea? Nel qual caso eccoVi le poche informazioni che ho raccolto.
I semi di acetosella si trovano, prima della maturazione,
immersi in una capsula contenente un liquido lattiginoso. I semi sono dispersi
a distanza dalla pianta madre. Essi sono di color marroncino-castano. Hanno
forma ellissoidale, un poco schiacciati. Hanno piccole costolature
longitudinali in rilievo. Le loro dimensioni, variabili, sono comunque comprese
tra circa 2,5 mm di lunghezza per circa 1,5-2 mm di larghezza.
Tali informazioni, e molte altre, sono reperibili in siti
come, ad esempio, www.actaplantarum.org.
Cercate ciò che Vi serve non solo nel primo link offerto dal Vostro motore di
ricerca preferito. Curiosate per bene! Del resto la curiosità è essenziale per
il lavoro degli scienziati. NR
Semi di Oxalis acetosella, da actaplantarum (copyright Giorgio Faggi)
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