lunedì 5 agosto 2013

un nuovo approccio alle dipendenze

Gentilissimi,
Vi lascio in lettura un recente articolo, tratto e modificato dalla newsletter Le Sciene. Buona lettura.
Nonna Rosa

neuroscienze dipendenze disturbi mentali
Nei circuiti cerebrali l'inclinazione naturale alle dipendenze


                                                        © Wavebreak Media Ltd./Corbis
Il comportamento di ricerca compulsiva di una sostanza d'abuso dipende dallo sviluppo e dalla forza relativa di due circuiti cerebrali, che si distinguono per il tipo di recettore della dopamina dei loro neuroni. Uno dei due circuiti aumenta fortemente il rischio di dipendenza, mentre l'altro conferisce una maggiore capacità di resistervi. La scoperta apre le porte a nuovi possibili bersagli terapeutici nel trattamento delle tossicodipendenze (red)
Il rischio di diventare dipendenti da sostanze d'abuso è legato alla stabilità e all'efficienza delle sinapsi di alcuni circuiti cerebrali, situati in una specifica regione del cervello: il nucleo accumbens. A stabilirlo è una ricerca, condotta da neuroscienziati e biologi molecolari dei National Institutes of Health, a Bethesda, che firmano un articolo, pubblicato su “Nature Neuroscience”. L'esposizione a sostanze d'abuso innesca, spesso, comportamenti caratterizzati da una forte perseveranza nella ricerca della droga, accompagnata da una motivazione altrettanto forte. Tuttavia, questi comportamenti si manifestano con una facilità e un'intensità variabili da individuo a individuo, a cui corrisponde una maggiore o minore probabilità di diventare dipendenti.  Per comprendere il meccanismo cellulare sottostante a questa variabilità, i ricercatori hanno addestrato un gruppo di topi a compiere un compito che permetteva loro di autosomministrarsi cocaina, per poi controllare la quantità di lavoro che i singoli animali erano disposti a sobbarcarsi per ottenere la ricompensa.

                Schema dei circuiti cerebrali della ricompensa, di cui fa parte il nucleo accumbens. 
                                                (© FERNANDO DA CUNHA/BSIP/Corbis)
I ricercatori hanno così scoperto che, nei topi più inclini a una ricerca compulsiva della droga, alcuni circuiti neuronali del nucleo accumbens, un centro cerebrale deputato all'elaborazione delle risposte agli stimoli gratificanti, si caratterizzavano per la stabilità e l'efficienza delle sinapsi fra i loro neuroni. Queste sinapsi erano quelle in cui era presente un particolare tipo di recettori per il neurotrasmettitore dopamina. Le sinapsi dei neuroni del nucleo accumbens presentano due tipi differenti di recettori per la dopamina, indicati come D1 e D2: i neuroni che esprimono sinapsi con i recettori D1 hanno collegamenti diretti con le aree cerebrali del mesencefalo, mentre i neuroni che esprimono i recettori  D2 sono collegati al mesencefalo solo in modo indiretto. I topi in cui erano particolarmente stabili ed efficienti le sinapsi dei circuiti neuronali della via diretta erano quelli che mostravano un comportamento compulsivo di ricerca della droga, al contrario di quelli in cui erano più sviluppate le sinapsi della via indiretta, che tendevano a non manifestare il comportamento o a manifestarlo solo in misura modesta. Dal momento che la presenza di recettori di tipo D1 oppure D2 dipende dall'attivazione di geni differenti, una nuova opzione per il trattamento delle dipendenze potrebbe essere quella di somministrare sostanze in grado di interferire con l'espressione di quei geni, indebolendo la stabilità delle sinapsi con recettori D1 e rafforzando, invece, quella delle sinapsi con recettori D2.
(03 aprile 2013)


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